Luciano Canfora (Ansa)

Editoriali

L'eskimo (di Canfora) in redazione

Redazione

La sorprendete sovraesposizione dell’agit-prop comunista sulle pagine del Corriere della Sera

La fissazione è peggio della malattia, insegna un vecchio adagio. Ma la fissazione delle pagine culturali del Corriere della Sera per i saggi agit-prop di Luciano Canfora dovrebbe insospettire anche una vecchia talpa bolscevica come Urbano Cairo: ormai siamo a due comizi la settimana. Fatto anche più strano, per il quotidiano di via Solferino che sulla nota vicenda della querela di Giorgia Meloni al filologo aveva lasciato se ne occupasse la redazione di Bari, a parte una difesa d’ufficio di Gramellini. Ma curiosamente, quando c’è da fare lezioni sul comunismo che fu, la pagine della cultura sono spalancate. E Canfora vi interviene da militante.

La libertà delle idee è sacra per un giornale liberale, ma la frequenza è bizzarra persino per un collaboratore che Cairo ha ereditato dai tempi del Comintern. Ieri, in un articolo titolato “Per fronteggiare il capitalismo serve una nuova Internazionale”, il nostro  è riuscito a mettere insieme teorie rosse e brune – cita il saggio di un economista hitleriano (fa notare malignamente che fosse ebreo) e uno del politologo di ultrasinistra Fabio Armao dal titolo sgradevole “Capitalismo di sangue - A chi conviene la guerra” (par di capire non al loro amato Putin) e addirittura Bernie Sanders – per argomentare un tema cruciale: “Come sfidare un sistema economico…  incardinato sull’obiettivo ‘egoistico’ del maggior profitto (e dunque agli antipodi del principio democratico)”. Non avendo più l’età per le rivoluzioni, si accontenta di dire che serve più welfare. Tipo a Cuba?

Articolo corredato di foto segnaletiche dei libri citati, così che i lettori dell’ex giornale della borghesia milanese possano indottrinarsi. La domenica prima era uscita una teorizzazione anche più astrusa secondo cui il comunismo ha favorito la decolonizzazione: “Inesportabile in Occidente, la rivoluzione bolscevica ha risvegliato il Terzo Mondo”. Risvegliato a Budapest, Praga, alla Lumumba? Canfora è Canfora. Ma stupisce l’esagerazione dello spazio lasciato al comunismo, come nemmeno ai tempi dell’eskimo in redazione.

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