editoriali
Serve unità, ha detto Netanyahu al Congresso. I giusti ringraziamenti a Biden
Un Bibi che Israele non vede da tempo, più abile dietro le quinte che alla luce del sole. E ben riconoscente al presidente uscente (per il disappunto di Trump)
Le proteste hanno preceduto il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington. I manifestanti gli hanno sventolato in faccia bandiere palestinesi, gli hanno urlato slogan contro Israele e in questo clima Netanyahu è scivolato dentro al Congresso per il suo discorso, il quarto della sua carriera davanti all’Aula. Per i media israeliani, non soltanto quelli di sinistra, in questo momento il premier è il peggior sponsor per il paese, ma dietro le quinte Netanyahu è in grado di muoversi meglio di quanto faccia alla luce del sole, dove cede agli istinti propagandistici, e il discorso davanti al Congresso era una questione nazionale e non personale.
Il premier ha iniziato descrivendo la guerra nella Striscia di Gaza come una battaglia tra la barbarie e la civiltà, tra chi glorifica la morte e chi santifica la vita. Ha ricordato che per vincere contro la morte serve unità, per far trionfare la civiltà gli Stati Uniti e Israele devono stare insieme. Ha ringraziato il sostegno del presidente Joe Biden per l’impegno nel cercare di raggiungere un accordo per liberare gli ostaggi, per il sostegno militare, per essere andato in Israele nei primi giorni dopo la tragedia: dopo il 7 ottobre, una data che ha cambiato tutto come lo fu l’11 settembre.
Le parole su Biden forse non piaceranno a Trump, che attende venerdì il primo ministro Netanyahu nella sua casa a Mar-a-Lago, per un incontro a porte chiuse. Trump ha fatto entrare la visita del primo ministro israeliano dentro alla campagna elettorale americana, e Netanyahu si è trovato impigliato tra un presidente che si merita ogni ringraziamento e un ex capo della Casa Bianca che vuole tornare al potere, personalizza ogni rapporto e con Netanyahu è già offeso. Al Congresso, Netanyahu ha tenuto un discorso importante, troppi riferimenti a se stesso, ma ha accantonato le polemiche. Israele ha bisogno di questo atteggiamento anche in politica interna per vincere. Lo stesso Netanyahu ha ammesso: “Se siamo uniti, loro perdono e noi vinciamo”. E ha promesso: “Vinceremo”.
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