EDITORIALI

Il comico duello tra Conte e Grillo

Redazione

Lo scontro tra il fondatore e il leader del M5s mostra le ipocrisie di un partito che non c’è

Il confronto in corso tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte sul meccanismo decisionale interno al movimento 5 stelle ha molti aspetti paradossali. Giuseppe Conte ha convocato un’assemblea “costituente” che metterebbe definitivamente fine alla democrazia informatica che aveva caratterizzato la fase iniziale del movimento, e Grillo chiede invece di tornare alle origini, il che, secondo la sua lettura delle peraltro assai confuse norme organizzative del movimento, significa che a lui spetta, in qualità di “garante”, l’ultima parola sulle scelte e quindi anche sulla costituente. In realtà, la democrazia informatica era  stata seppellita da Grillo quando aveva abbandonato il sistema di validazione delle espressioni degli iscritti registrati gestita dalla Casaleggio e associati, cioè da una società privata che aveva avuto in appalto la democrazia interna del M5s.

Conte sembra orientato a dar vita a una democrazia tradizionale, anche se parla del “più grande esperimento di democrazia partecipativa mai realizzato in Europa”. In che cosa consiste questa democrazia partecipativa? In un sistema in cui non solo gli iscritti ma anche i simpatizzanti avrebbero il diritto di proporre tematiche e decisioni agli organismi dirigenti. Chi gestirà questa democrazia partecipativa? Un’altra azienda privata, Avventura Urbana, una società che si occupa delle consultazioni interne agli enti locali. Insomma anche questa “nuova” democrazia sarà data in appalto. Però non basteranno decisioni dell’assemblea: Grillo è proprietario della sigla del M5s e se riterrà di essere stato scavalcato nella sua funzione di garante potrebbe negare l’uso del logo 5 stelle, obbligando Conte a cambiare  il nome del  movimento. Conte, peraltro, quando ha accettato di presentarsi come esperto dei 5 stelle  ha  accettato anche le regole che erano basate sulla autorità “elevata” di Grillo. Vista la sua traiettoria ilM5s dovrebbe semplicemente prendere atto della verità: per diventare un partito, le pagliacciate della democrazia diretta andrebbero tutte riposte, ordinatamente, nel cassetto della storia.