Editoriali
Il Garante della privacy interviene sulla pubblicazione delle intercettazioni di Turetta
"La pubblicazione di conversazioni private, intercorse in un contesto di particolare delicatezza, quali i colloqui in carcere tra detenuti e parenti, viola la normativa sulla privacy e le regole deontologiche dei giornalisti”, dice l'autorità comunicando di aver avviato una istruttoria contro varie testate giornalistiche
C’è un garante a Roma, e questa almeno è una buona notizia. L’ufficio del Garante per la privacy è intervenuto ieri sull’increscioso caso, a dir poco, delle intercettazioni (e già sulla loro necessità e natura il dibattito è aperto) del colloquio avvenuto in carcere nel dicembre scorso tra Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, e i suoi genitori. Parole che finite sulla stampa hanno generato un’oscena marea di insulti e giudizi morali inappropriati contro il padre, per le sue, privatissime, parole. Ora il Garante per la privacy scrive che è “eccessivo pubblicare i colloqui tra loro”, e che da parte di alcune testate è stata “violata la privacy e le regole deontologiche”. Si legge: “La pubblicazione di conversazioni private, intercorse in un contesto di particolare delicatezza, quali i colloqui in carcere tra detenuti e parenti, viola la normativa sulla privacy e le regole deontologiche dei giornalisti”.
Il Garante ha comunicato inoltre di aver avviato istruttorie nei confronti di varie testate giornalistiche e ha richiamato “i media e i social al rigoroso rispetto del principio di essenzialità dell’informazione e della dignità delle persone coinvolte in fatti di cronaca”. E le frasi pubblicate, con tanto di fotografia dell’incontro nella sala colloqui del carcere Montorio, non hanno nulla che rispetti il “principio di essenzialità dell’informazione”. Pienamente condivisibile la scelta del Garante, che rimedia – ma c’era bisogno di attendere il Garante per la Privacy? – anche a un generale silenzio, rotto solo qua e là, da parte di una categoria da sempre compromessa con certi eccessi. Il Garante è stato più esplicito anche dell’Ordine dei giornalisti, che per bocca del presidente Carlo Bartoli si era limitato a un commento un po’ blando: “Il dovere del giornalista è distinguere cosa è essenziale per la comprensione dei fatti da ciò che è pura e semplice incursione nel dramma di genitori di fronte a un figlio che ha commesso un crimine terribile. Un dramma umano, quello del padre e della madre, che va rispettato”.