Editoriali
L'ignavia della Rai sui reporter minacciati da Putin e il silenzio del governo
Fuga dalla responsabilità. Nonostante le intimidazioni, l’emittente del servizio pubblico italiano e l'esecutivo di Roma non hanno al momento preso provvedimenti per difendere i due giornalisti Stefania Battistini e Simone Traini
Allo stato delle cose, i due bravi e coraggiosi inviati Rai, Stefania Battistini e Simone Traini, che hanno documentato l’avanzata dei soldati di Kyiv in territorio russo, sono stati fatti rimpatriare. Minacciati di inchiesta da parte del regime russo con tanto di convocazione dell’ambasciatrice Cecilia Piccioni, l’emittente del servizio pubblico italiano e il governo di Roma non hanno al momento preso provvedimenti per difendere i due giornalisti minacciati – che del resto non erano in Russia, ma in territorio ucraino – e hanno al contrario imposto un rientro alla chetichella che sa di ignavia. La Rai “ha ritenuto, esclusivamente per garantire sicurezza e tutela personale, di far rientrare temporaneamente in Italia” i due colleghi. A parlare è stato l’ad e presidente Roberto Sergio, ma la decisione sarebbe stata concordata con il dg Giampaolo Rossi, che in passato aveva manifestato simpatia per Putin.
La linea, si intuisce, è di evitare ritorsioni tipo la chiusura della sede Rai di Mosca – ma per un’azienda che a invasione dell’Ucraina già in corso manteneva un corrispondente filo putiniano, tanto zelo e un po’ comico. Nel frattempo né la Farnesina né il governo si sono attivate per protestare, né è stato convocato l’ambasciatore. Se due giornalisti all’estero sono minacciati, compito dell’azienda e del governo è di proteggerli. Invece abbiamo assistito anche alle minacce di un farabutto come Nicolai Lilin – che Michele Santoro candidò alle europee, ma ora il ciarliero Santoro tace – che ha detto: “Se qualcuno di questi propagandisti si troverà con un po’ di polonio nel tè, sappiate che vi siete scavati la fossa da soli”. Nemmeno di fronte a questa oscenità si sono viste reazioni indignate, l’iniziativa politica è stata lasciata all’opposizione. Anche Bruno Vespa, tacciato di appoggio acritico al governo, è stato molto duro con il governo e l’azienda: “Ho un’ammirazione sconfinata per Battistini. Considero un errore averla richiamata, spero che torni presto in Ucraina”. Un minimo di schiena dritta, anche per ribadire da che parte sta l’Italia, è necessario.