Editoriali
In Belgio “niente frisbee per gli israeliani”
A Gent gli atleti israeliani sono ancora banditi per “motivi di sicurezza”
A giugno è stata cancellata la partita di calcio tra Belgio e Israele in programma il 6 settembre a Bruxelles. Lo aveva deciso il sindaco della capitale belga, Benoit Hellings, secondo cui sarebbe “semplicemente impossibile” garantire la sicurezza. Ora gli atleti israeliani di frisbee sono dichiarati personae non gradite in Belgio, dopo che le autorità di Gent li hanno esclusi da un torneo internazionale per “problemi di sicurezza”. La European Ultimate Federation, organizzatrice del Campionato europeo giovanile 2024 a Gent, ha annunciato che la squadra israeliana è stata bandita dall’evento. Il motivo addotto è stata un’azione di attivisti anti-israeliani che hanno scritto slogan sulla sede del torneo nel villaggio di De Pinte vicino a Gent. La Federazione ha affermato che il comune di Gent “vieta la partecipazione della delegazione israeliana” e “la presenza della delegazione israeliana”, nonché “qualsiasi riferimento relativo al conflitto israelo-palestinese”.
Un decreto municipale dell’amministrazione di Gent afferma che “esiste un alto rischio di disturbo dell’ordine pubblico a causa della presenza di una squadra israeliana” e che alcune “organizzazioni di frisbee si oppongono alla partecipazione di Israele al torneo a causa del conflitto in corso a Gaza”. Effettivamente, in Belgio per ragioni di sicurezza ci sono molte cose che non si possono più fare. Passeggiare in certi quartieri senza velo o (nel caso si è gay) mano nella mano. Leggere di Maometto all’Inferno dantesco nella versione fiamminga. Parlare a scuola dell’Olocausto. Organizzare tributi nei musei ai vignettisti di Charlie Hebdo. Andarsene in giro indossando la kippah, il copricapo ebraico. Però, come ha appena fatto lo scrittore Herman Brusselmans, si potrà scrivere un articolo sulla rivista Humo: “Vorrei accoltellare ogni ebreo che incontro”. Questo sì, che si potrà fare.
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