Editoriali
L'oracolo di Jackson Hole
Tutte le borse (e la politica americana) puntano gli occhi sull'intervento del presidente della Fed dal palco di Jackson Hole, prevedendo sostanziosi tagli ai tassi d'interesse
Il Wall Street Journal ricorre ad accenti drammatici e non è da lui: “Siamo a un momento cruciale che determinerà la sorte dell’economia”. Oggi parlerà Jerome Powell a Jackson Hole, l’annuale evento organizzato dalla banca centrale americana, e le Borse sono appese alle sue parole. L’oracolo di Jackson Hole dopo l’oracolo di Omaha, alias Warren Buffett? In realtà la pubblicazione delle minute dell’ultima riunione della Federal Reserve fanno pensare che a settembre ci sarà un taglio nei tassi d’interesse. Secondo il panel di esperti della Reuters di qui alle elezioni presidenziali del 5 novembre i tagli saranno ben tre, uno al mese. I repubblicani rumoreggiano e accusano Powell, che pure venne nominato da Donald Trump, di favorire Kamala Harris.
In realtà il presidente della Fed si muove su un filo sottile: vuole far scendere ancora l’inflazione senza provocare una recessione. L’indice dei prezzi al consumo a luglio è cresciuto soltanto del 2,9 per cento mentre quella che viene chiamata l’inflazione core (al netto di energia e generi alimentari) è al 3,2, più bassa del previsto. Tutto, dunque, sembra annunciare una svolta, anche se prevale la cautela in una borsa americana segnata soprattutto dal cattivo andamento dei titoli tecnologici. Anche ieri il Nasdaq scendeva dell’un per cento: è una bolla che si sta sgonfiando e ha già creato momenti thrilling il 2 agosto scorso. Guai, insomma, a fare previsioni. Un taglio dei tassi di riferimento oggi tra il 5,25 e il 5,50 per cento, sarebbe un buon messaggio anche per la Bce che aspetta la Fed per decidere se limare di un altro quarto di punto il tasso di riferimento portandolo al 4 per cento il prossimo mese.