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Editoriali

La sfida del Papa in Indonesia dove la "coesistenza religiosa" è in pericolo

Redazione

Comincia la missione asiatica di Bergoglio. Nella speranza che la sua presenza riesca a depotenziare quel populismo islamista sempre più presente sulla scena politica indonesiana, e con cui il futuro presidente Subianto ha ottimi rapporti

Ad attendere ieri la delegazione guidata da Papa Francesco all’aeroporto internazionale di Giacarta, in Indonesia, c’era anche Yaqut Cholil Qoumas, ministro degli Affari religiosi del governo di Joko Widodo, che lascerà la presidenza indonesiana tra qualche settimana al suo successore Prabowo Subianto. Bergoglio ha iniziato ieri la sua missione asiatica – la più lunga di sempre per il pontefice ottantasettenne, fra Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore – con un giorno di riposo: oggi incontrerà Joko Widodo e domani ci sarà il momento più importante, l’incontro con l’imam Nasaruddin Umar della moschea di Istiqlal, la più grande del sud est asiatico e la più importante del paese musulmano più popoloso del mondo. Sarà forse Francesco a inaugurare il tunnel sotterraneo di 28,3 metri voluto quattro anni fa dall’imam e che collega fisicamente la moschea con la Cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione.

C’è molta speranza, in Indonesia, che la visita del capo del mondo cattolico – è il terzo Pontefice a visitare l’Indonesia, dopo Paolo VI nel 1970 e Giovanni Paolo II nel 1989 – possa portare un messaggio di armonia e convivenza religiosa, quella che caratterizza il paese asiatico anche a livello costituzionale (l’Indonesia riconosce ufficialmente sei religioni tra cui l’islam, la più professata nel paese, ma anche il buddismo, il confucianesimo, l’induismo, il protestantesimo e naturalmente il cattolicesimo). Ma l’Indonesia che trova Bergoglio è diversa da quella di qualche anno fa, e l’ombra del populismo islamista periodicamente si riaffaccia sulla scena politica e nella società. Il prossimo presidente, Prabowo Subianto, ex generale accusato di diverse nefandezze, ex genero del dittatore Suharto, ha flirtato per anni con i gruppi politici islamisti d’Indonesia prima di ricostruirsi un’immagine più presentabile alla vigilia della candidatura dello scorso febbraio. La complessità dell’ambiente sociale e politico che sta per affrontare Bergoglio non si risolve con una photo opportunity.