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Vietare la manifestazione pro Hamas

Redazione

Il prossimo 5 ottobre i "Giovani palestinesi", nell’imminenza dell’anniversario della strage del 7 ottobre, hanno convocato una piazza a Roma per celebrare quell’azione criminale, che per loro, invece, “è la data di una rivoluzione”. Ma inneggiare a un atto terroristico non può essere lecito in un paese democratico

I così detti “Giovani palestinesi” hanno convocato per il 5 ottobre, nell’imminenza dell’anniversario della strage del 7 ottobre, una manifestazione a Roma per celebrare quell’azione criminale, che per loro, invece, “è la data di una rivoluzione”. Proseguono sostenendo che “dopo un anno il valore della resistenza palestinese … è chiaro a tutto filo mondo”, ma in realtà ciò che dovrebbe essere chiaro è che il massacro e il rapimento di centinaia di cittadini israeliani è stato un atto di barbarie che trova precedenti solo nelle persecuzioni antisemite della prima metà del secolo. Ovviamente le comunità ebraiche hanno protestato, con tutte le ragioni del mondo, ed è lecito domandarsi se una manifestazione di questo genere e con questi presupposti sia accettabile, non solo sul piano del giudizio morale, che è di ovvia condanna, ma su quello della tutela dell’ordine pubblico. Il governo, in particolare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, deve decidere se autorizzare o vietare questa manifestazione, e sarebbe bene se decidesse di vietarla e poi di organizzare una presenza delle forze dell’ordine in grado di far rispettare quel divieto. La libertà di espressione e di manifestazione del pensiero è garantita dalla Costituzione e il governo, finora, ha permesso tutte le manifestazioni, ma questa presenta un profilo particolarmente pericoloso: inneggiare pubblicamente a un atto terroristico non può essere lecito in un paese democratico, inoltre l’evidente caratterizzazione antiebraica può creare rischi di scontri che mettono in pericolo l’ordine pubblico.

Se il governo prenderà la decisione giusta riceverà critiche immotivate, verrà accusato di comprimere la libertà di espressione, di ridurre gli spazi di democrazia. Questa volta però quelle accuse, scontate quanto inutilmente ripetitive, saranno del tutto prive di fondamento: sarebbe come considerare lecita una manifestazione a sostegno delle Brigate rosse o degli autori della strage dell’Italicus. Si possono sostenere idee, anche sbagliate, in manifestazioni pubbliche, non sostenere e propagandare atti criminali e terroristici. E’ bene che questo confine venga presidiato con fermezza, costi quel che costi, per evitare che si crei un clima ancora più intossicato dall’esaltazione della violenza criminale di quello già malsano in cui viviamo.

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