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Editoriali

Un Nobel al genio occidentale. Dalla chimica all'IA chimica restiamo la civiltà che fa progressi

Redazione

Il “pentimento” di uno dei vincitori non esclude l'enorme successo conquistato nel campo della fisica, insieme alla stragrande maggioranza dei contributi al benessere dell'umanità provenienti da un occidente libero e da preservare, al contrario di tutti quei regimi che per la nostra parte del mondo nutrono solo odio

Il Nobel per la Fisica 2024 è stato assegnato a John Hopfield e Geoffrey Hinton, che hanno aperto la strada alla realizzazione delle reti neurali e gettato le basi per l’intelligenza artificiale. Un campo di ricerca nuovo e rivoluzionario, che ha portato a sviluppi importanti, fino a rendere possibili i sistemi di intelligenza artificiale e a rivoluzionare sia la ricerca scientifica sia la vita quotidiana. 
Il fatto che Hinton sia “pentito” e che oggi metta in guardia contro i rischi evidenti dell’intelligenza artificiale non esclude che si debba, non solo si possa, festeggiare quest’ennesimo Nobel al genio occidentale. Le applicazioni dell’intelligenza artificiale sono immense e, nonostante molte ombre distopiche, i vantaggi sono persino impossibili da elencare.  


Perché mentre i regimi russo, cinese, iraniano, venezuelano e più che ne ha più ne metta, l’internazionale anti occidentale, brandisce la bandiera dell’odio per la nostra civiltà, questi Nobel ci ricordano una cosa semplicissima: il genio abita a occidente. Basta prendere la mappa, pubblicata da Newsweek, in cui si spiega “da dove vengono i Nobel”, quelli che contano (escludiamo pure quelli per la Pace, che lasciamo a Guterres, Unrwa, Amnesty, Greta e corte dell’Aia). Si va dagli Stati Uniti (390) all’Inghilterra (132), Francia (68), Germania (108), Italia (20), Giappone (27), Australia (12)…

 
Invece i regimi? Dalla Russia post sovietica con una sola medaglia, alla Cina con otto, l’asse anti occidentale contribuisce poco o niente al benessere dell’umanità. Israele invece con tredici Nobel è il paese col più alto numero in rapporto alla popolazione. Ma questo record non deve farci sedere negli allori. Non c’è soltanto la competizione cinese. Mario Draghi alla Commissione europea ha appena spiegato che l’Europa rischia un “declino da mancata innovazione”.  Esiste una vera apartheid dell’intelligenza, umana o artificiale che sia. Ed è bene preservarla.