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Tavares sotto assedio e il fantasma della competitività in Italia

Redazione

Una politica inutilmente arcigna contro la concretezza dell’ad Stellantis, che oggi si è presentato in audizione a Montecitorio. Ha chiesto incentivi per le auto elettriche e un salto di produttività. Lo hanno attaccato tutti da destra come da sinistra

Non sembrava davvero sull’orlo della pensione il Carlos Tavares che si è presentato oggi a Montecitorio dopo aver rimaneggiato i vertici della Stellantis. Ma era davvero un manager sott’assedio. Lo hanno attaccato tutti da destra come da sinistra. I più duri sono sembrati Conte e Calenda, la più meticolosa Elly Schlein che forse si è fatta preparare un memorandum dalla Fiom.

L’amministratore delegato del gruppo Stellantis ha chiesto incentivi soprattutto per le auto elettriche che non si vendono in Italia perché troppo care: in media in Europa il 30 per cento più di quelle cinesi, ma in Italia si supera il 40 per cento. L’energia costa troppo e Tavares si è chiesto il perché. E gli impianti italiani sono meno produttivi. Dunque soldi pubblici e un salto di produttività. Deve convincere il governo, i partiti, a cominciare dalla opposizione, i sindacati i quali, invitati per un incontro prima dell’audizione, non si sono presentati, dicendo che avrebbero preferito un incontro formale dopo la manifestazione di venerdì prossimo.

Parlare di aumento della produttività sembra una provocazione, eppure proprio questo è il problema. In Italia è più bassa che negli stabilimenti spagnoli, quelli francesi non stanno molto meglio, ma sono stati ristrutturati come le nuove piattaforme Peugeot più flessibili e più tecnologiche. Il manager ha ripetuto di non avere intenzione di lasciare l’Italia dove c’è la capacità necessaria a produrre un milione di vetture, ma occorre chiarezza. L’elettrico resta la vera pietra dello scandalo. “Sento livore, ma le regole non le abbiamo fatto noi”, ha detto Tavares, in ogni caso si prepara a raggiungere gli obiettivi europei anche prima del 2035. E ha invitato a non perdersi in diatribe ideologiche, meglio darsi da fare per capire come lavorare insieme. Un auspicio pragmatico, ma che lo bolla già come il campione verde contro i cavalieri neri. Così, sommersa da querelle ideologiche scompare la dura verità alla quale tutti sfuggono: la produttività deve aumentare nell’auto e in quel che si chiama sistema Italia.

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