Editoriali
A Hezbollah è rimasto un leader finto: Naim Qassem
L'unico papabile successore di Nasrallah non sa nulla di guerra e ha paura. L’opportunità va colta adesso
Alla fine Naim Qassem, il meno probabile tra i leader di Hezbollah, è diventato l’unico rimasto in circolazione e quindi anche l’unico abile a essere nominato successore di Hassan Nasrallah, capo dell’organizzazione per trentadue anni che è riuscito a trasformare il gruppo in un esercito strutturato, con dei piani concreti per attaccare Israele e un coordinamento meticoloso con l’Iran. Se fino a fine settembre era stato Nasrallah il volto incendiario di Hezbollah, dalla morte del leader è stato Qassem, con l’aria preoccupata, a mettersi davanti alle telecamere per dire che il gruppo non esita, è pronto a combattere a oltranza. Qassem non è un militare, non ha mai avuto nulla a che fare con l’organizzazione dell’esercito-Hezbollah, infatti sembrava scontato che a prendere il posto di Nasrallah fosse suo cugino Hashim Safi al Din, designato come leader naturale, cresciuto all’ombra di Nasrallah e imparentato con Qassem Suleimani dopo il matrimonio tra suo figlio e la figlia del generale iraniano: era stato un matrimonio di casata, per unire Hezbollah e l’Iran. Ma Safi al Din non ha fatto neppure in tempo a essere nominato che è stato eliminato da Israele con un attacco nel quartiere Dahiyeh di Beirut, e Naim Qassem si è ritrovato solo a interpretare un ruolo mai immaginato. I suoi discorsi riflettono lo stato di Hezbollah: Qassem suda, parla da dentro una stanza buia che suggerisce quanto il leader abbia paura di essere scovato da Israele. Anche Nasrallah si nascondeva, ma aveva l’accortezza di organizzare una scenografia in grado di non trasmettere l’immagine di disorganizzazione e debolezza. E’ vero che Hezbollah ancora spara, è vero che ieri è stato ucciso un ragazzo di ventiquattro anni durante un lancio di razzi contro Israele, è vero che un drone lanciato dal Libano ha raggiunto la casa di Netanyahu, ma la nomina di Qassem riflette tutta l’instabilità del gruppo ed è il segnale importante da cogliere non soltanto da un punto di vista militare, ma anche politico: il Libano ha l’occasione di liberarsi di Hezbollah.