il voto a berlino
Scholz affondato: la Germania al voto a febbraio
Sfiduciato il governo tedesco, si torna alle urne tra 68 giorni. Tra previsioni economiche preoccupanti e questioni internazionali, i partiti dovranno essere rapidi a formare un nuovo esecutivo
Dopo le elezioni dell’ottobre del 2017 ci vollero 171 giorni di negoziato prima che Angela Merkel potesse varare il suo quarto e ultimo governo. In quella occasione, è vero, la classe politica tedesca perse più tempo del solito cercando per i primi mesi dopo il voto di mettere in piedi una Jamaika-Koalition, un’alleanza nero-verde-gialla con Cdu, ecologisti e Liberali. Furono questi ultimi, gli stessi che hanno provocato la fine anticipata del primo e forse ultimo governo di Olaf Scholz, a mandare a picco l’illusione “giamaicana”. Così nel 2018 si tornò a una più rodata Große Koalition, la stessa che aveva governato la Germania sempre con Angela Merkel fra il 2013 e il 2018. Nel 2013 ci erano voluti 86 giorni di negoziato per dare vita alla grande coalizione, un tempo lungo ma senza troppi scossoni: la continuità allora era garantita da Merkel che cambiava cavallo ma restava cancelliera. Oggi la Germania appare molto diversa. I tedeschi torneranno alle urne fra 68 giorni, il 23 febbraio. E, sondaggi alla mano, le speranze di Olaf Scholz di essere ancora cancelliere sono prossime allo zero. I partiti dovranno quindi ricominciare da capo per dare vita a un nuovo governo. A differenza però di quante successo alle elezioni in anni recenti, a questo giro la Germania non ha tempo. Se il governo Scholz è uscito in piedi dall’emergenza della crisi energetica scatenata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, altre questioni richiedono una strategia e una risposta, con l’aggravante che domani il Bundestag non dovrà occuparsi solo di finanziamento della Difesa e di stabilizzazione del sistema previdenziale. Le aziende tedesche sono pessimiste sul futuro economico del paese, scriveva l’Ifo di Monaco che solo il 12 per cento di queste prevede che le cose andranno meglio l’anno prossimo. Nel 1994, nel 1998, nel 2002 e nel 2009 i partiti partorirono una nuova colazione in 30 giorni. Con il comparto automotive che scricchiola sempre più, la prima economia d’Europa non può permettersi di restare a lungo senza un governo.