Editoriali
L'Italia paga meno per indebitarsi. L'analisi dell'Ufficio parlamentare di bilancio
La disciplina fiscale non è solo “austerity”, ma libera risorse per spese produttive
Se c’è una spesa improduttiva, quella è la spesa per interessi. E l’Italia, a causa del suo elevato debito pubblico, è il paese che in Europa su questo capitolo mette più risorse: circa il 4 per cento del pil. Il doppio, rispetto al pil, rispetto ad altri grandi paesi. Negli ultimi mesi le cose stanno andando meglio: la stabilità politica del governo Meloni e la politica di bilancio prudente rivendicata dal ministro Giorgetti sono premiate dai mercati con una riduzione dello spread che è sceso attorno ai 110 punti, il livello minimo degli ultimi tre anni. Lo spread appare sempre come un indicatore finanziario quasi virtuale, che non ha un impatto sull’economia reale. E invece è un indicatore molto concreto.
L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha analizzato il calo dello spread e dei rendimenti sui titoli di stato italiani degli ultimi mesi, per valutarne l’impatto. Secondo l’analisi, le curve dei rendimenti italiani attese per il periodo 2025-29 nella prima metà di dicembre sono, rispetto alle ipotesi di spesa per interessi contenute nel Piano strutturale di bilancio, più basse in media di circa 30 punti base in ogni anno del periodo. Che cosa significa? Che l’Italia paga meno per indebitarsi. E non si tratta di poche risorse: confrontando la curva dei tassi attesi a dicembre rispetto a quelli di agosto, l’Upb calcola che il minore costo per gli interessi passivi sul debito pubblico è di 17,1 miliardi di euro cumulati, nel quinquennio 2025-29. Il risparmio è crescente: da 1,7 miliardi del 2025 fino a 4,7 miliardi del 2029, con un impatto sul pil pari a 0,1 punti percentuali ogni anno nel triennio 2025-27 e a 0,2 punti ogni anno nel biennio 2028-29. Sembra poca cosa, ma non è così se si pensa che secondo le stime del governo l’impatto di tutta la legge di Bilancio sarà di 0,3 punti di pil. La disciplina fiscale non è semplicemente “austerity”, ma una politica che può liberare risorse da usare per scopi più produttivi del pagamento degli interessi passivi.