Editoriali
La confusione europea in Georgia
L’Ue senza visione sembra non aver capito che cosa c’è in gioco nelle proteste
I georgiani protestano ogni notte dal 28 novembre scorso, da quando cioè il governo di Sogno georgiano ha sospeso il processo di adesione del paese all’Unione europea, violando la Costituzione che prevede l’integrazione europea all’articolo 78. I georgiani protestano pacifici, vengono picchiati, arrestati, minacciati, intimiditi, sviliti dalle forze dell’ordine e dagli “uomini in nero” senza legge, ma non si fermano, si presentano in tantissimi sotto la neve, chiedono agli europei e agli americani di essere visti e ascoltati, perché l’alternativa è il sopruso di Sogno georgiano e la capitolazione davanti alla Russia – inaccettabile per un popolo che si divincola dalla morsa di Mosca da quando è diventato indipendente.
Ma la visita ieri a Tbilisi del presidente del Consiglio d’Europa, Alain Berset, mostra che l’obiettivo di questa protesta non è stato ancora compreso: Berset ha detto di voler istituire un gruppo di lavoro assieme al governo per cambiare la “legge russa” che punisce il dissenso definendo ong e società civile “agenti segreti”. Ma come ha detto, piuttosto seccata, anche la presidente, Salomé Zourabichvili, ai georgiani non interessa più rimuovere la legge russa, è il governo filorusso eletto con un voto fraudolento che va rimosso, perché non solo non garantisce più il processo verso l’Ue, ma nemmeno la sicurezza e l’incolumità dei georgiani. E questo governo si fa anche beffe delle sanzioni imposte da alcuni paesi: il premier Irakli Kobakhidze ha promosso vicepremier il ministro dell’Interno, Vakhtng Gomelauri, appena sanzionato da Londra e da Washington.
I georgiani non hanno intenzione di fermarsi, ma per sopravvivere hanno bisogno dell’aiuto dell’occidente, che in parte si muove – come dimostra l’iniziativa della capa della diplomazia europea, Kaja Kallas, di sospendere i visti diplomatici – e in parte si confonde, come ha fatto Alain Berset, dando l’impressione di non aver capito che cosa c’è in gioco. E sì che la minaccia russa non fa niente per nascondersi.