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EDITORIALI

Scioperare stanca

Redazione

La tarantella delle agitazioni piace più ai sindacati che ai lavoratori

L’inizio dell’anno viene salutato dai sindacati con la ripresa degli scioperi del venerdì, annunciati per il prossimo 10 gennaio – coinvolti autobus, metro, tram, personale della manutenzione ferroviaria, ma anche la scuola.  Un degno inizio di 2025, dopo che l’anno passato  l’agitazione del 29 novembre aveva portato a disagi diffusi in tutta Italia. Questa tarantella infinita degli scioperi del fine settimana viene giustificata anche con motivazioni contrattuali nel settore dei trasporti, ma si inscrive in una fantasticata “rivolta sociale”, secondo le dichiarazioni di Maurizio Landini. In una situazione che vede in crisi la produzione manifatturiera in tutta Europa, le ragioni per cercare soluzioni non mancano, ma devono essere ricercate con nuove prospettive di sviluppo per le imprese. Un sindacato che sappia fare il suo mestiere lavorerebbe notte e giorno a queste tematiche, con confronti stringenti con le controparti e con iniziative volte a trovare soluzioni. Invece, sindacati come Cgil e Uil concentrano la loro attenzione su settori di dipendenti pubblici, obiettivamente più protetti dalla crisi, peraltro senza una chiara iniziativa contrattuale, ma che vengono utilizzati per dare alle manifestazioni argomenti politici, dalla condanna di Israele in giù, che con le condizioni di lavoro dei ferrovieri non hanno nulla a che vedere.

L’andamento delle astensioni dal lavoro è modesto, ma le manifestazioni politiche, che sono il vero obiettivo, si moltiplicano. E’ successo così l’anno scorso, sarà così anche in quello nuovo. La conseguenza è l’isolamento di quei sindacati le cui azioni premono sulla sinistra politica ma finiscono col crearle più imbarazzi che vantaggi. Da sempre i partiti di sinistra, Pd compreso, ammoniscono a non dare alle agitazioni sindacali un carattere che finisca con il penalizzare i cittadini. Di tutto ciò non si trova traccia nel comportamento dei sindacati e la conseguenza è la crescente impopolarità degli scioperi, che sono  un diritto, ma che, come tutti i diritti, risentono di quando se ne abusa.

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