Adolfo Urso (LaPresse)

Editoriali

Ilva senza fondo

Redazione

Il siderurgico continua a perdere soldi e Jindal non vuole mettercene 

L’Ilva, gestita dai commissari straordinari del ministro Adolfo Urso, perde 65 milioni al mese. Il prestito ponte da 420 milioni (da restituire non si sa quando) è già esaurito, a tutto vantaggio dei potenziali acquirenti, che – in una situazione del genere – hanno maggiore potere contrattuale e possono abbassare l’offerta. Pertanto il governo ha stornato altri 250 milioni, togliendoli al miliardo che la procura aveva sequestrato alla famiglia  Riva e che il governo Renzi aveva destinato alle bonifiche. Di quel miliardo, la metà è stata spostata dai successivi governi sulla spesa corrente: un pozzo senza fondo. Questo contrasta con i trionfalistici annunci ministeriali, tra smart working ai metalmeccanici, riduzione dei cassintegrati, riconsegna delle commesse all’indotto tarantino, navi della flotta che ritornano da Singapore, rientro dei grandi clienti e cerimonie per la riapertura degli impianti.

Ma allora come mai è in perdita? I bilanci dei commissari sono “omissis” per definizione, ma verrebbe da pensare che il disavanzo strutturale è il costo da pagare per mantenere la “pace sociale”. Urso infatti è amato da tutti: il presidente della regione Michele Emiliano, il sindaco di Taranto, il Pd e i sindacati (soprattutto l’Usb). E questa è la ragione per cui tutti vogliono che lo stato resti nella compagine: la garanzia della pace sociale, anche se a carico dei contribuenti. Nei sei anni del primo commissariamento, dopo la cacciata dei Riva, il conto arrivò a 4 miliardi, pari al costo a cui fu l’Ilva fu venduta dal ministro Carlo Calenda. Gli attuali commissari avevano stimato un valore di 1,5 miliardi,  ma le offerte ricevute sono, diciamo, più basse: Jindal prenderebbe tutto per 82 milioni, però con 1,5 miliardi di contributi pubblici. Al conto però vanno aggiunte le risorse per pagare la cassa integrazione perpetua, fino alla pensione, visto che l’indirizzo ormai condiviso da tutti gli attori include la promessa di spegnere altoforni e cokerie.

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