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(Ansa)
Editoriali
L'accanimento di Salvini contro gli Ncc
Al Mit anche un ricorso è buono per smontare con pazienza le liberalizzazioni. Pochi giorni fa l'ultima lettera del presidente dell'Antitrust Roberto Rustichelli per richiamare il governo e le amministrazioni locali sul bisogno di cambiare la gestione delle licenze dei taxi e la regolazione del trasporto
Matteo Salvini, nella funzione di ministro dei Trasporti, sembra aver preso a cuore in modo speciale l’impegno contro gli Ncc e di conseguenza contro una fetta della mobilità e della libertà di movimento o almeno non fa nulla perché non lo si pensi. Il suo decreto costringeva la categoria degli Ncc, inserita, come i tassisti, tra le offerte utilizzabili con la app di Uber, a lunghe soste tra un servizio e l’altro, a tornare nelle rimesse, a compilare un complicatissimo modulo quotidiano sugli spostamenti. Norme vessatorie nell’apparenza e nella sostanza e molto simili se non uguali a una barriera non tariffaria con cui impedire l’esercizio della libera concorrenza. In un settore, tra l’altro, dove la domanda eccede largamente l’offerta, con evidenze drammatiche nelle ore di picco della richiesta di trasporto locale non di linea. A gennaio il Tar del Lazio aveva bocciato proprio queste parti del decreto di Salvini.
Adesso arriva il ricorso del ministero. Uno sforzo legale degno di migliori obiettivi, una battaglia che comincia a somigliare a una fissazione personale. Se non basta l’osservazione personale e l’esperienza di ciascuno e se non basta l’aneddotica (con corredo fotografico) sulle file alle stazioni, si guardino le valutazioni della Autorità sulla concorrenza e quelle dell’Autorità di regolazione dei trasporti, più volte intervenute per segnalare le strozzature del mercato. E’ di pochi giorni fa l’ultima lettera del presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli per richiamare governo e amministrazioni locali sulla necessità di cambiare la gestione delle licenze dei taxi e la regolazione del trasporto e per mettere in evidenza i casi di restrizione alla disponibilità dei servizi per gli utenti.
Un lungo e paziente lavoro verso la liberalizzazione e la maggiore concorrenza, a vantaggio di tutti, che in modo altrettanto paziente viene smontato da continui interventi legislativi e perfino da ricorsi, come l’ultimo, con cui difendere norme che con il mercato, l’iniziativa privata e l’interesse pubblico non hanno niente a che fare.