Volodymyr Zelensky (Ansa)

Editoriali

L'Europa per Sansal e Zelensky

Redazione

Entrambi combattono per la difesa dell'Europa e dei suoi valori, scrive il Point. La battaglia contro ogni forma di totalitarismo e contro la Russia che rappresenta una minaccia esistenziale per tutti 

Quelle di Boualem Sansal, scrittore franco-algerino in prigione ad Algeri dallo scorso 16 novembre per un’intervista sgradita al regime, e di Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, sono due storie apparentemente lontane, ma in realtà estremamente vicine. Dietro le sbarre delle carceri di Algeri e nelle trincee ucraine si combatte la stessa battaglia per la difesa dell’Europa e dei suoi inestimabili valori, ha scritto il direttore del Point, Étienne Gernelle, nel suo ultimo editoriale: “Siamo tutti Boualem Sansal e Volodymyr Zelensky”.

La battaglia del romanziere franco-algerino contro ogni forma di totalitarismo e quella di Zelensky contro la Russia di Vladimir Putin che, come ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, rappresenta una “minaccia esistenziale” per l’Europa, riguardano tutti noi. “Dinanzi a un regime corrotto e fiancheggiato dagli islamisti, il cui odio per la libertà, per definizione, non si placherà mai”, e che ha invitato Sansal a cambiare il suo avvocato francese, François Zimeray, con un legale “non ebreo” (Zimeray, al settimanale Marianne, ha risposto che continuerà a difendere lo scrittore), noi europei abbiamo l’obbligo morale di alzare la voce, di essere “all’altezza del suo coraggio”, scrive Gernelle, criticando la sinistra radicale che in Europa vota contro la scarcerazione del romanziere.

E Zelensky? “Ha perfettamente ragione quando dice che il suo esercito difende l’Europa”, scrive Gernelle, ricordando il direttore dell’agenzia di stampa ungherese di cui parla Milan Kundera in “Un occidente prigioniero o la tragedia dell’Europa centrale”. Pochi minuti prima che il suo ufficio venisse distrutto dall’artiglieria, trasmise al mondo intero per telex un disperato messaggio sull’offensiva che quel mattino i russi avevano scatenato contro Budapest. Il dispaccio finisce con queste parole: “Moriremo per l’Ungheria e per l’Europa”.

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