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LaPresse
Editoriali
Sette mila morti dall'avanzata dell'M23 in Congo
I ribelli hanno ormai preso il controllo dell’est del paese, finanziati dal Ruanda
Come quella in Sudan, anche quella in corso nell’est della Repubblica democratica del Congo è una guerra dimenticata. Ma lunedì, durante una riunione di alto livello del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, Judith Suminwa Tuluka, il primo ministro del governo congolese, ha ricordato come dall’inizio di gennaio il conflitto abbia già fatto almeno 7.000 vittime, mentre 450.000 persone sono rimaste senza alcun riparo dopo la distruzione dei 90 campi profughi in cui erano ospitate. All’inizio dell’anno la milizia del Movimento del 23 marzo (M23), composta soprattutto dalla popolazione tutsi e finanziata dal Ruanda, ha iniziato una rapida avanzata nelle due province del nord e sud Kivu, conquistando i rispettivi capoluoghi: prima Goma, poi Bukavu.
Il conflitto in realtà è endemico, dal momento che l’M23 è composto da ex ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) che erano stati integrati nell’esercito congolese in seguito all’accordo di pace firmato il 23 marzo 2009, ma che si sono di nuovo ribellati dall’aprile del 2012. Ed è il più importante gruppo armato in azione in un’area ricca di minerali. Questa è però una escalation senza precedenti nell’ultimo decennio, e rischia di coinvolgere i vicini in quella che, se dovesse accadere, diventerebbe una guerra regionale. Nella sola Goma, una città di due milioni di persone più quelli che vi erano sfollati, i combattimenti hanno ucciso quasi 3.000 persone. La scorsa settimana, l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha accusato i ribelli M23 di aver ucciso tre bambini a Bukavu. Domenica, il ministro delle Comunicazioni del governo di Kinshasa, Patrick Muyaya Katembwe, ha dichiarato che il Ruanda e l’M23 hanno ucciso più di una dozzina di persone a Goma. L’M23 ha dichiarato che marcerà verso la capitale Kinshasa per rovesciare il governo del presidente della Rdc Félix Tshisekedi, e di voler “ripulire” le città che ha conquistato da presunte cattive amministrazioni e insicurezza.