Moralismi non richiesti
Cesare Battisti è stato scarcerato questa mattina, dopo essere stato arrestato per alcune ore dalla polizia federale brasiliana nella località di Embu des Artes, nello stato di Sao Paulo. Il suo caso, e qualcuno dovrà rassegnarsi ormai, è una questione tutta interna al Brasile: lo scontro tra esecutivo e Parlamento, che poco ha a che fare con il diritto internazionale. Il diritto di chiedere che un uomo con una sentenza di condanna passata in giudicato – quattro ergastoli per aver ucciso quattro persone con finalità politiche – torni a pagare il suo debito con la giustizia in Italia.
L’abbiamo visto più recentemente con il caso dei due Marò in India. Una storia diversa, per molti versi opposta, ma che finisce sempre con lo stesso precipitato: l’Italia riesce a far sentire poco la sua voce, quando si tratta di diritto internazionale. E nel caso Battisti non c’entra il garantismo, che su queste colonne abbiamo sempre rivendicato, ma il senso del ridicolo: la trasformazione di un latitante, nel frattempo fattosi scrittore di gialli di successo, in un “perseguitato politico” (da quale regime, di grazia). E la rivendicazione di una sua (presunta) superiorità morale nei confronti di chi – “fascista!” – gli chiede di tornare a casa, e fare ciò che è giusto.
[**Video_box_2**]La questione, dicevamo, in questo momento è tutta interna alle beghe brasiliane e molto confusa. Ma non sentivamo di certo l’esigenza delle dichiarazioni dell’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, che intervistato alla radio France info, stamattina, è salito in cattedra dicendo che l’Italia “deve voltare pagina”. “La questione dell’estradizione di Cesare Battisti riguarda anche la società italiana, che deve voltare la pagina di quegli anni terribili”. Sarkozy ha una bella faccia tosta, perché un conto è parlare dei grandi valori, di pacificazione storica, come ha fatto per esempio la cancelliera Angela Merkel parlando in Giappone, rispondendo alla richiesta di Tsipras sui rimborsi di guerra. Ma fare la lezione morale, da un pulpito culturalmente superiore, proteggendo e favorendo per anni la latitanza di un condannato a quattro ergastoli, trattando lui come un genio letterario e noi come fascisti – un vezzo soprattutto della gauche, ma quando c’è da maramaldeggiare senza costrutto anche la droite non scherza – è francamente troppo.