Quella mezza sòla di Snowden
Edward Snowden, leaker che oggi risiede in Russia, sussurratore dei segreti dell’Agenzia per la sicurezza nazionale americana, ha sempre detto che i duecentomila documenti segreti trafugati dalla base Nsa delle Hawaii li ha gestiti con responsabilità. “Ho valutato con attenzione ogni singolo documento che ho rivelato per essere sicuro che ciascuno fosse di pubblico interesse”, diceva al Guardian all’alba dello scandalo, nel 2013. “Ci sono molti documenti che avrebbero avuto un grande impatto ma che non ho consegnato (ai giornalisti), perché danneggiare le persone non è il mio obiettivo, il mio obiettivo è la trasparenza”. Snowden, ci hanno sempre detto i suoi sostenitori, è un patriota e non un ladro di documenti segreti perché ha selezionato le carte da dare ai giornalisti, il resto, le informazioni che avrebbero potuto danneggiare la sicurezza nazionale, lo ha distrutto.
Molti esperti dicono in realtà che la sicurezza americana è già stata danneggiata dalle rivelazioni di Snowden, ma come se non bastasse anche la storia del leaker coscienzioso che vaglia uno per uno i documenti scottanti è falsa. Questa settimana, in un’intervista (seria) nel programma satirico di John Oliver, Snowden ha detto che lui i documenti trafugati non li ha mai letti del tutto, ovviamente erano troppi, e quando Oliver lo ha incalzato ha risposto: “Beh, capivo quello che ho consegnato (ai giornalisti)”. Ma “capire” è diverso da riconoscere se nei file che dài in pasto per la pubblicazione c’è il nome di una fonte o di un agente che può essere messo in pericolo. Per fortuna non è ancora successo, ma la costruzione del leaker patriota che si sacrifica per amor di libertà pare traballare un po’.
L'editoriale dell'elefantino