La “good life” dei Tory inglesi
Dopo l’austerità dolorosa, il rigore, i tagli, i musi lunghi, arriva il momento delle belle notizie, delle belle prospettive, della bella vita, la “good life” che ha scandito il lancio del manifesto dei Tory britannici, martedì a Swindon. La “good life” è un riferimento pop agli anni Settanta tanto amati dal premier David Cameron (dice di conoscere a memoria soltanto una canzone: “Ernie (The Fastest Milkman In The West)” di Benny Hill), era una sitcom lanciata nell’aprile del 1975, quando Margaret Thatcher era leader dei conservatori da due mesi: la protagonista Margo, con le sue frasi tipo “sono la maggioranza silenziosa”, parve presto un’insolita Thatcher. La “good life” è la sintesi del messaggio che oggi, a poco più di 20 giorni dal voto del 7 maggio, Cameron vuol lanciare agli inglesi, sperando che l’ottimismo, la prospettiva di un futuro brillante – “sta per accadere qualcosa di speciale in questo paese”, ha detto il primo ministro con gli occhi luccicanti – convinca gli elettori a dare ai Tory un secondo mandato, che serve per finire il lavoro fatto dal 2010.
E la “good life” sa molto di rifondazione thatcheriana, perché nel programma elettorale del tutto privo di dettagli di spese e coperture (i fiscalisti si sono molto lamentati) spicca una policy che ha caratterizzato la dottrina della Lady di ferro, quel “right to buy scheme” che permette a chi abita in case “sociali” (gestite dal governo) di acquistarle a prezzi favorevolissimi. Ne beneficeranno un milione e trecentomila inglesi, e anche se la misura ha avuto un’accoglienza non caldissima e molti economisti dicono che i suoi effetti sono buoni soltanto nel medio periodo (invece il voto è adesso), anche se l’eredità thatcheriana è materia delicata, non può non risuonare nella testa degli elettori il ritornello anni Ottanta che diceva “Maggie got me my house”. O almeno questo è l’obiettivo di Cameron che, nel manifesto dedicato “alla gente che lavora”, ha introdotto altre due proposte da “good life”: chi prende il salario minimo non pagherà più le tasse sul reddito e le famiglie con entrambi i genitori che lavorano avranno 30 ore di “childcare” gratis a settimana, l’equivalente di cinquemila sterline l’anno. Una casa, meno tasse, più aiuto con i figli: la prospettiva sembra invero rosea, e anche se, come ha commentato Andrew Marr, uno dei giornalisti più noti del paese sbarcato su Twitter da poche ore, il mondo sembra essersi rovesciato, i laburisti fanno i rigorosi e i conservatori fanno i generosi, i Tory possono dire di essersi guadagnati il lusso di qualche spesa, avendo sopportato il peso – economico e politico – del rigore, e di aver restituito un paese che si aspetta, dall’alto della sua crescita solida, qualcosa di speciale. Un po’ di thatcherismo, e poi tanta “good life”.