Le lacrime dell'Onu
Le immagini degli attacchi con il cloro contro i civili siriani avvenuti a marzo, vicino a Idlib, hanno fatto piangere i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha raccontato il medico che ha portato il video alla sessione di giovedì, e l’ambasciatrice americana Samantha Power ha confermato che era stato un incontro molto commovente, e ha aggiunto: “I responsabili saranno tenuti a rispondere”. Poiché l’attacco è stato fatto con bombe lanciate dagli elicotteri, è facile presumere che i responsabili siano gli unici dotati al momento di una forza aerea in Siria, cioè il regime di Bashar el Assad, ma la Russia, che siede nel Consiglio di sicurezza e che con tutta probabilità non piange, ha detto che le prove non esistono. Così i responsabili, come già nel 2012 (allora il gas utilizzato era il sarin), non saranno tenuti a granché, nelle lacrime dell’Onu resteranno soltanto le sue battaglie umanitarie perdute – di fronte all’indifferenza certo, ma anche a causa di un’inefficacia tanto evidente quanto deprimente.
L’Onu ha denunciato gli scempi avvenuti in Siria, ma ancora non riesce a ottenere di far passare i convogli con gli aiuti laddove servono: a Yarmouk, per esempio, il campo di profughi palestinesi a due passi da Damasco prima decimato dal regime di Assad in anni di assedio e oggi quasi conquistato dalle forze jihadiste e violente dello Stato islamico. Il Wall Street Journal ha raccontato che alcuni gruppi palestinesi, di fronte a due nemici terribili come il regime di Assad e lo Stato islamico, abbiano infine deciso di passare con chi combatte assieme al regime. Sono poche decine di persone, ma questa è la misura della loro, della nostra, disperazione.
L'editoriale dell'elefantino