Con un arresto choc Rajoy cede al circo giustizialista spagnolo
Roma. L’ex premier spagnolo José Maria Aznar aveva ben chiaro chi doveva essere il suo “successore naturale” al governo del paese. Per ben due volte, si legge nella sua autobiografia, Aznar chiese a Rodrigo Rato, ministro dell’Economia e vicepremier, vero artefice del “miracolo economico spagnolo”, di sostituirlo quando sarebbe venuto il momento. Per due volte Rato gli disse di no. Solo dopo il secondo no Aznar decise di ripiegare su Mariano Rajoy, che oggi è premier e cerca la riconferma alle elezioni di fine anno. Rajoy e Rato facevano parte entrambi del ristrettissimo cerchio magico di Aznar, ma certamente, dei due, era Rato – il salvatore economico della Spagna – come molti l’hanno chiamato, a brillare di più. Giovedì pomeriggio Rato è stato arrestato a Madrid, dopo che gli agenti dell’agenzia tributaria hanno ispezionato la sua casa e il suo ufficio per otto ore, in un’operazione spettacolare, con i flash dei giornalisti che lo abbagliavano e la gente che lo insultava mentre saliva sulla macchina scortato dagli agenti. Ieri è stato rilasciato su cauzione, poi è tornato in procura per nuovi accertamenti. E’ accusato di frode, riciclaggio di denaro e occultamento di beni, i giornali parlano di società in paradisi fiscali e viaggi in Svizzera.
Rodrigo Rato si è ritirato dalla politica nel 2004. E’ stato direttore del Fondo monetario internazionale fino al 2007, quando ha lasciato per problemi personali, nel 2010 ha diretto il gruppo bancario Bankia. Rato ha già due processi pendenti, uno legato al fallimento e al dispendioso salvataggio pubblico di Bankia nel 2012, ma è stato l’arresto di questa settimana a provocare il turbamento più grande in Spagna. Da due anni nel paese c’è fermento per i molti casi di corruzione che hanno coinvolto la classe politica, e vedere anche l’ex salvatore economico della Spagna portato via in manette dalla polizia sta portando a nuovi eccessi la disillusione degli elettori. Nel 2008, quando era candidato per il suo primo mandato, Rajoy diceva durante i comizi: “Farò una politica economica come quella che ha fatto Rodrigo Rato!”, e la gente applaudiva, ma oggi, con nuove elezioni alle porte, con il Partito popolare in grave crisi a causa degli scandali e con i partiti antisistema che sbancano i sondaggi cavalcando il giustizialismo, pare che Rajoy abbia deciso di sacrificare il suo ex collega.
[**Video_box_2**]Rato è stato espulso dal Partito popolare a ottobre, dopo trentaquattro anni di militanza, e i giornali spagnoli dicono che il premier non risponde alle sue chiamate ed evita ogni contatto con lui. Alla notizia dell’arresto, ha lasciato che i dirigenti dei popolari lo attaccassero senza riguardi per il suo ruolo passato, e quasi lodassero i magistrati per il buon lavoro svolto. Il portavoce del Pp, si legge sul País, ha espresso la sua condanna per le azioni poco “etiche ed estetiche” di Rato prima ancora che fosse istruito qualsiasi processo, il ministro della Giustizia Rafael Catalá ha detto che l’arresto è la prova che “il sistema funziona”, e l’impressione è che il governo voglia offrire l’ex direttore dell’Fmi come capro espiatorio per tutti i peccati dei suoi ex colleghi. Se il giustizialismo montante in Spagna ha bisogno di una vittima, Rato, con i suoi legami lontani con il partito è l’esempio perfetto per mostrare agli elettori che i popolari sanno fare pulizia dall’interno. Ma i media già scrivono eccitati che l’indagato “collabora attivamente” con la polizia, sperano in chissà quali rivelazioni, e in altro fango. Dovrebbe saperlo, Rajoy, che il mostro giustizialista non è mai sazio.