L'outsider di Helsinki
Juha Sipilä è un imprenditore finlandese attivo nel settore delle telecomunicazioni, ha un background conservatore e religioso, e da domenica è il nuovo premier della Finlandia. E’ Sipilä, vincitore delle elezioni con il suo Partito di centro e il 21 per cento dei consensi, la ragione principale per cui tenere d’occhio il risultato elettorale finlandese. Cinquantenne, relativamente nuovo alla politica, Sipilä ha convinto i finlandesi che serve un imprenditore di successo per risollevare l’economia stagnante di Helsinki. Sipilä ha battuto i conservatori al governo, che hanno preso il 18 per cento, ma ha bisogno di una coalizione per governare, e l’alleato più probabile è il Partito dei finlandesi, populista e anti immigrazione. Il modo in cui Sipilä tratterà con i populisti, che hanno perso voti rispetto alle scorse elezioni, dal 19 per cento al 17,6, potrebbe far scuola nell’intera regione. Il nuovo governo sarà un falco in Europa, e Sipilä, al contrario del suo predecessore, ha rinnovato con freddezza la sua fedeltà alla Nato e la volontà di mantenere le sanzioni all’ingombrante vicino russo. Ma l’altra ragione per guardare alla Finlandia è che alle elezioni si è consumato l’ennesimo crollo di una socialdemocrazia scandinava.
Il Partito socialdemocratico è quarto, si condanna all’irrilevanza e mostra che la sinistra non ha più risposte davanti a un modello economico e sociale che barcolla anche sotto il peso della demografia. L’Economist ha definito la Finlandia un “laboratorio”, perché qui il “crunch demografico” che arriverà da noi nei prossimi decenni è già avvenuto, la forza lavoro è vecchia, pensioni e Sanità hanno un peso insostenibile. Il modo in cui reagirà l’imprenditore Sipilä potrebbe essere di esempio per tutto il continente.