Perché Google ha scatenato il "mobilegeddon"
E’ iniziato il mobilegeddon, e Google ha sganciato l’arma atomica contro i siti che si vedono male sugli smartphone. Mountain View ha annunciato pochi giorni fa, e introdotto oggi, un nuovo parametro del suo algoritmo, la ricetta segreta con cui il motore di ricerca decide la vita e la morte dei siti internet di mezzo mondo. Da oggi i siti “mobile friendly”, quelli ottimizzati per essere visti su smartphone e tablet, saranno promossi ai livelli più alti tra i risultati di ricerca di Google, mentre i siti pensati ancora per essere visti solo sui computer tradizionali saranno penalizzati.
E’ una novità enorme, che è stata chiamata mobilegeddon perché sono potenzialmente milioni i siti internet che subiranno le conseguenze dei nuovi parametri dell’algoritmo, così come sono milioni i siti non mobile-friendly il cui ranking rischia di crollare a partire da oggi. Per i siti non aggiornati secondo i nuovi parametri di Google, un ranking minore significa meno visualizzazioni, meno pubblicità, meno guadagni. Se a essere penalizzato è il sito di una piccola impresa – probabile, visto che i business di ridotte dimensioni sono quelli i cui siti internet spesso sono meno curati –, gli affari rischiano perfino di risentirne. La notizia del cambiamento, inoltre, è stata poco pubblicizzata, e molti gestori di siti non hanno preso per tempo le adeguate contromisure. Ma anche molti siti di grandi compagnie, come quello del Daily Mail, uno dei siti di news in lingua inglese più letti al mondo, rischiano di essere penalizzati se non cambiano nelle prossime ore.
I dati sulle conseguenze del mobilegeddon tarderanno settimane a essere diffusi, ma confermeranno il dominio di Google sul mercato volatile dei clic. Nessun altra compagnia è in grado decretare il successo o il fallimento di un sito internet quanto Mountain View, solo Facebook le si avvicina in questo, e negli ultimi anni ogni cambiamento dell’algoritmo segreto ha provocato le sue vittime. Ma le nuove modifiche sono ancora più importanti perché oltre al predominio di Google, il nuovo algoritmo sancisce, se ce ne fosse il bisogno, l’essenzialità del mercato mobile, in cui la forza di Google è meno visibile che altrove.
Google, in un certo senso esattamente come i siti che vuole penalizzare, è molto forte, quasi imbattibile nella vendita di pubblicità su desktop, principale fonte di guadagno per le compagnie di internet, ma quando si parla di mobile è Facebook il fenomeno in esplosione. Nel 2012, dicono i dati della casa di analisi eMarketer, Google aveva il 52 per cento del mercato mobile, contro appena il 5,4 di Facebook. Ma in appena due anni, mentre Mountain View perdeva colpi (46,8 per cento è la quota di mercato mobile di Google nel 2014), il social network di Mark Zuckerberg ha espanso il suo mercato di quattro volte, passando al 21,7 per cento. Entro la fine dell’anno Facebook sarà una compagnia prevalentemente basata sul mobile, mentre Google ancora fatica a compiere la transizione. Per questo oggi il motore di ricerca sta obbligando tutti i siti indicizzati a funzionare bene su mobile. Il mercato del futuro è negli smartphone, nei tablet e prossimamente negli smartwatch, Mountain View non può lasciarselo strappare di mano.
I conservatori inglesi