L'Europa dice no a Kiev
A giudicare dai risultati del vertice di ieri tra Unione europea e Ucraina a Kiev, il presidente russo Vladimir Putin è sul punto di vincere la guerra di logoramento con l’Europa nel Donbass. Perfino il più fervente sostenitore dell’Ucraina, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, è stato costretto a riconoscere che i Ventotto sono stanchi. “Sapete quali sono i miei sentimenti personali”, ha spiegato il polacco Tusk ai giornalisti che lo pressavano sulle violazioni del cessate il fuoco di Minsk, in particolare nelle vicinanze di Mariupol’. Ma “nel mio ruolo la priorità è mantenere l’unità europea”. Così Tusk ha dovuto rigettare la principale richiesta del presidente ucraino Poroshenko: una missione di politica di difesa e sicurezza comune, come quelle che l’Ue conduce in Mali o Repubblica Centroafricana. “E’ impossibile inviare una missione militare”, ha detto Tusk.
In un paper in vista del vertice, Poroshenko aveva chiesto una missione militare europea per “assicurare le necessarie condizioni di sicurezza per attuare gli accordi di Minsk”, compresa la presenza di soldati europei sulla linea del fronte e lungo le frontiere con la Russia. “L’Ucraina è parte della famiglia europea, non della famiglia africana o subsahariana”, ha detto il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. Ma gli europei non sono pronti a morire per Kiev, come accade ai soldati a dodici stelle a Bamako. L’Alto rappresentante della diplomazia europea, Federica Mogherini, non è nemmeno andata a Kiev per raggiungere Matteo Renzi sulla San Giusto nel tentativo di convincere Ban Ki-moon ad autorizzare una missione contro le imbarcazioni dei trafficanti in Libia.
L’Ue ha confermato miliardi di aiuti economici utili a lavarsi la coscienza, ma non è pronta a dare una prospettiva di adesione all’Ucraina. Anzi: alcuni sono sensibili alla richiesta russa di posporre l’entrata in vigore del primo gennaio 2016 dell’accordo di libero scambio Ue-Ucraina. Incerta e divisa, temendo di diventare la miccia di un conflitto più grande del suo coraggio, l’Unione europea non vuole fare il mediatore né assumersi pienamente la responsabilità di stare dalla parte ucraina.
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