Il senso di Valls per la libertà di parola
Ci sono alcuni temi su cui Manuel Valls, il premier socialista francese, non ama che si facciano troppe digressioni e troppi distinguo, e uno di questi è certamente quel che è accaduto a gennaio a Parigi, quando la redazione di Charlie Hebdo è stata attaccata e decimata da fondamentalisti islamici. Quando si dice che quei fatti sono stati vissuti in Francia come l’11 settembre del 2001 lo fu negli Stati Uniti, si sintetizza perfettamente il pensiero di Valls, che da quel giorno ha iniziato una campagna dura contro il terrorismo, quello interno e quello esterno (la Francia è l’unico paese occidentale ad avere “boots on the ground” contro il terrorismo nel nord Africa), tanto che gli americani scrivono nei loro editoriali che il premier francese assomiglia molto ai falchi democratici che si schierarono a favore della guerra in Iraq nel 2003.
E’ per questo che giovedì Valls è intervenuto sul Monde rispondendo alla provocazione dell’intellettuale di sinistra Emmanuel Todd, che nel suo ultimo libro, “Qui est Charlie?”, definisce lo spirito dell’11 gennaio, il giorno della enorme marcia parigina contro il terrorismo, “un’impostura”. Secondo Todd, l’islamofobia borghese e l’antisemitismo delle periferie sono stati generati dai notabili di una neo Repubblica basata sulla diseguaglianza, che è quella che è andata in piazza l’11 gennaio, la piazza degli “oligarchi della massa”. Valls difende – e non potrebbe fare altro – la manifestazione e lo spirito repubblicano, così come rifiuta la definizione “populista” che Todd fa della gauche “che vede nelle élite un gruppo fondamentalmente malevolo” che ha lo scopo “di tradire il popolo”.
[**Video_box_2**]Valls difende la laïcité come principio ispiratore della Francia, e non ne riconosce i limiti come vuole la retorica repubblicana, ma sulla libertà di espressione, che è stata messa in discussione in queste ultime settimane, e che è il fondamento, questo sì, della nostra civiltà occidentale, il premier francese non sbaglia nulla: “Nel nostro paese, la caricatura ha sempre avuto un ruolo essenziale nella costruzione dell’opinione pubblica. E’ una modalità d’espressione così particolare che permette la denuncia delle ingiustizie, la contestazione degli abusi, la critica dei ‘potenti’. E’ spesso, che Todd non si dispiaccia, dalla parte dei ‘deboli’ e dei ‘discriminati’. La caricatura di Maometto è dalla parte di chi subisce il peso dei fondamentalismi, la violenza dei fanatici che distruggono, assassinano e terrorizzano. C’è un’inversione di valori, una perversione di idee che consiste nel pensare che quelli che ammazzano sono i deboli. Questo genere di giustificazione, genera conseguenze disastrose, perché seduce individui e giovani che pensano che gli assassini sono le vittime”. Nel ragionamento di Valls manca naturalmente un’annotazione critica rispetto alla goffaggine con cui François Hollande, dopo l’11 settembre di Parigi, ha negato che dietro il problema di Charlie ci fosse un problema direttamente legato con l’islam, e neanche Valls arriva a riconoscerlo. Per il resto, monsieur, chapeau.
L'editoriale del direttore