Non controlliamo Assad, figuriamoci l'Iran
Gli ispettori internazionali dell’Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (l’Opcw, l’agenzia che ha vinto il Nobel per la Pace nel 2013) hanno trovato tracce di sarin e di agenti nervini in tre siti di ricerche militari in Siria, su alcune armi e sui resti dei proiettili di artiglieria usati dall’esercito siriano. “Si tratta di una indicazione piuttosto forte del fatto che il regime ha mentito sul sarin, non ci sono state fornite spiegazioni soddisfacenti riguardo al ritrovamento”, ha detto una fonte diplomatica alla Reuters, che per prima ha dato la notizia. Nel 2013, gli Stati Uniti minacciarono di bombardare il regime di Bashar el Assad dopo gli attacchi con il sarin nella cittadina di Ghouta, in cui morirono almeno 1.500 persone, era stata superata la linea rossa identificata da Obama, ma il governo di Damasco evitò il blitz accettando un accordo – gestito dai russi in accordo con gli americani – che prevedeva l’eliminazione del programma di armi chimiche siriano.
Nel luglio dell’anno scorso Assad ha consegnato 1.300 tonnellate di armi chimiche, ma ha negato di aver mai usato il sarin o altri agenti chimici nella guerra civile siriana. L’Opcw ha dichiarato completata la distruzione delle armi chimiche siriane, ma gli ispettori sono rimasti sul campo per verificare eventuali violazioni. Da allora ci sono state testimonianze e prove (raccolte anche dal Foglio un anno fa) del fatto che il regime, con frequenza e in violazione della legge internazionale, ha usato il cloro. Ora l’accusa è più grave, e come scrive allarmato il Wall Street Journal la domanda è: se non riusciamo a controllare quel che fa il regime siriano, come ce la caveremo con l’Iran?