“L'islam è una religione di guerra”
Cade Ramadi nelle mani dello Stato islamico. E’ la capitale di Anbar, la regione più pericolosa dell’Iraq, come prima erano cadute altre città irachene, Falluja (a gennaio 2014) e Mosul (a giugno 2014). Questa volta la profondità della sconfitta è davvero maggiore rispetto all’anno scorso, per il governo iracheno e per la coalizione che lo sostiene. Nel 2014 si poteva citare l’effetto sorpresa, la disattenzione globale, il governo di al Nouri al Maliki, corrotto, inefficiente e troppo incline a favorire gli sciiti e a far scoppiare di rabbia i sunniti. Oggi quelle condizioni non ci sono più: tutto il mondo ha capito che c’è una guerra esistenziale in corso – o noi o loro –, la coalizione guidata dall’America ha compiuto più di tremila attacchi aerei contro lo Stato islamico a partire da agosto 2014, sono state mandate armi e addestratori, si sono formate milizie sciite. Insomma, se ancora si perde c’è il rischio che la sconfitta sia un problema strategico: oggi non ci sono le forze per battere davvero lo Stato islamico, a queste condizioni, in Iraq. Ricordate il titolo apparso sul New York Times a fine febbraio? “Il Pentagono annuncia il piano per riprendere Mosul ad aprile o maggio”. Sicuro, come no. Ci vorrà un altro tipo di impegno.
Due giorni fa il capo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, ha fatto circolare su internet un audiomessaggio di 34 minuti registrato probabilmente a fine aprile in cui, tra le altre cose, ricorda l’interpretazione dell’islam a cui aderisce il gruppo che lui comanda. “L’islam non è una religione di pace, è una religione di guerra – dice – e il profeta Maometto fu mandato su questa terra con la spada”. E sulla possibilità di una coabitazione pacifica con ebrei e cristiani dice: “Assolutamente impossibile, perché non ci sarà mai pace, loro tenteranno sempre di farci fare quello che vogliono, rinunciare all’islam”. Non che fosse davvero necessario, si era già intuito che lo Stato islamico è un gruppo di fanatici ossessionato dalla conquista militare e dalla eliminazione settaria, ma la lettura del sermone cupo di Baghdadi serve. La sua interpretazione dell’islam è fondata su una conoscenza non superficiale del Corano e anche se non è considerata valida da tutti i musulmani è comunque considerata legittima da una base robusta, che dispone di carri armati, strateghi e di un infinito desiderio di morte. Non è l’islam tout court. Ma è una versione dell’islam importante.