Le rovine di Palmira in Siria (foto LaPresse)

Palmira è caduta

Redazione
Il sito archeologico romano in Siria è stato conquistato dallo Stato islamico. Perché quelle rovine nel deserto ci riguardano da vicino.

I miliziani dello Stato islamico hanno conquistato la città di Palmira e l'importante sito archeologico romano nel deserto siriano. Per l'Is è una conquista strategicamente molto importante perché le zone limitrofe alla città sono ricche di giacimenti di gas naturale ed è il centro nevralgico della rete di straghe che mette in comunicazione tutta la zona desertica del paese.

 

Fonte New York Times


 

«Non ci sono immagini blasfeme sulle colonne rimaste in piedi a ricordare lo splendore dell’antica Palmira, oasi e tappa obbligata delle carovane che collegavano Oriente e Occidente. Non ci sono rappresentazioni irriverenti del Profeta, né disegni che possano offendere la sensibilità religiosa di nessuno. Ma la furia dei jihadisti dell’Isis potrebbe sfogarsi sul sito archeologico siriano, l’antica Tadmor, la “Venezia delle sabbie”».

Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 16/5

 

I miliziani dello Stato Islamico venerdì sono giunti nei pressi del sito archeologico, nella provincia siriana di Homs, a metà strada fra il Mediterraneo e l’Eufrate. Sabato  sarebbero riusciti a conquistare la maggior parte del settore nord della città.

Maurizio Molinari, La Stampa 16/5

 

L’Unesco, che nel 1980 ha incluso Palmira nella lista dei siti patrimonio dell’umanità, ha lanciato l’allarme perché teme che i tesori artistici vengano danneggiati, seguendo la strada inaugurata dai talebani con la distruzione dei Buddha giganti di Bamiyan e poi proseguita dall’Isis sui tesori di Nimrud e dell’antica Ninive, conservati nel museo dell’odierna Mosul, oltre alla tomba del profeta Giona, ai siti e cimiteri cristiani e Sufi nell’intera Siria.

Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 16/5

 

Venerdì sera è arrivata notizia di un’esecuzione di massa da parte delle truppe del Califfato proprio vicino a Palmira: 23 civili uccisi, nove dei quali bambini.

Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 16/5

 

La zona dove si trova il sito archeologico di Palmira è controllata dal governo, ma è considerata d’importanza strategica data la sua posizione vicina ad alcuni giacimenti di gas e sulla strada tra Damasco e la città orientale Deir al Zaour, di cui esercito e ribelli si contendono il controllo.

Franca Giansoldati, Il Messaggero 15/5

 

Mentre il governo siriano evoca una «catastrofe internazionale», gli esperti ricordano che le stesse forze lealiste da oltre due anni hanno trasformato l’area archeologica in un’enorme caserma a cielo aperto.

Maurizio Molinari, La Stampa 16/5

 

Il nome greco della città, Palmyra, è la traduzione dall’originale aramaico, Tadmor, che significa palma.

Paolo Matthiae, la Repubblica 16/5


«Palmira è una città splendida per la posizione, la ricchezza del suolo, la gradevolezza delle acque. Da tutti i lati le sabbie assediano l’oasi e la natura l’ha sottratta al resto del mondo. Gode di una sorte privilegiata tra i due grandi imperi, quello dei Romani e quello dei Parti e sia l’uno che l’altro la corteggiano non appena riemergono i conflitti tra loro». Così scriveva Plinio il Vecchio (23-79 d. C.).

Paolo Matthiae, la Repubblica 16/5

 

Citata in documenti assiri del XIX secolo avanti Cristo, così come nella Bibbia (Secondo Libro delle Cronache), Palmira fiorì come sosta per le carovane che attraversavano il deserto siriano. Ma le meraviglie archeologiche oggi in pericolo sono legate dall’integrazione nell’Impero romano, prima sotto Tiberio (verso il 19 d. C.) e poi Nerone. La solida unione con Roma proseguì con Settimio Severo, Caracalla, quindi Diocleziano e infine Giustiniano. Poi, dopo, la rovina.

Paolo Conti, Corriere della Sera 15/5

 

Fu un disegnatore, archeologo e viaggiatore italiano, Giovanni Battista Borra, a svelare ai suoi contemporanei nel 1751, con due colleghi inglesi – Robert Wood e James Dawkins – le meraviglie di Palmira.

Paolo Conti, Corriere della Sera 15/5

 

«Dalla sua scoperta e, soprattutto, a seguito della decifrazione della lingua palmirene da parte dell’abate Barthélemy, Palmira si è imposta come una città favolosa, leggendaria, le cui rovine si elevano improvvisamente in mezzo al deserto, visibili sin da lontano, come un miraggio o anche un mistero tanto da essere stata a lungo oggetto di studi».

Franca Giansoldati, Il Messaggero 15/5

 

L’archeologo Paolo Matthiae: «Oggi Palmira, con i suoi monumenti leggendari, dal Tempio di Baal che, miracolosamente conservato nel suo temenos quasi intatto, è una testimonianza unica dell’architettura imperiale d’Oriente, al piccolo santuario di Baalshamin ancora oggi quasi integro, dagli spettacolari colonnati che spiccano dall’arco trionfale a tre portali e a quel gioiello raccolto di estrema suggestione che è il piccolo teatro romano fino alla valle delle tombe costellata dalle diroccate torri funerarie ricchissime di sculture di uno stile provinciale tra i più significativi dell’intero impero, corre di nuovo un pericolo mortale, quello stesso della macabra sorte in cui è incorso un altro gioiello dell’architettura d’Oriente tra Romani e Parti, Hatra».

Paolo Matthiae, la Repubblica 16/5

 

In passato, scrive il New York Times, l’Isis ha mostrato di avere un approccio a metà tra l’ideologico e il pragmatico riguardo i reperti e i siti archeologici dei territori che controlla: ha distrutto per esempio moschee e tombe che considerava forme di idolatria, ma allo stesso tempo ha venduto molti reperti storici per assicurarsi delle entrate rilevanti nelle casse del Califfato islamico.

il Post 15/5

 

La questione del finanziamento dello Stato Islamico è un tema di cui si sono occupati in passato diversi analisti: l’Isis è considerato il gruppo terroristico più ricco di sempre, anche se – a differenza per esempio di al Qaida – non sembra abbia mai ricevuto finanziamenti o appoggi esterni dagli stati della regione mediorientale, o altri. Tra le sue forme di finanziamento sono state citate la vendita di petrolio, il pagamento dei riscatti, alcune forme a metà tra tassazione ed estorsione e la vendita di reperti archeologici.

il Post 15/5

 

Ancora Matthiae: «Il Segretario Generale dell’Unesco ha già inequivocabilmente definito crimini di guerra le efferate e ripetute distruzioni di siti storici imperdibili in Iraq e in Siria. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu sta per affrontare questo tema. I grandi del pianeta devono essere concordi per affermare che Palmira non può essere abbandonata a un destino di morte, perché sarebbe un’onta incancellabile su tutti i massimi responsabili politici dei nostri tempi per tutti i secoli a venire».

Paolo Matthiae, la Repubblica 16/5

 

Ma sembra illusorio credere che la mobilitazione ideale possa rallentare l’avanzata dell’Isis. Con un assalto guidato da sei kamikaze venerdì gli uomini del Califfato si sono impossessate del palazzo del governatore a Ramadi, a poco più di 100 chilometri da Baghdad, umiliando le truppe del governo iracheno. Ramadi è il capoluogo dell’Anbar, la regione dell’Iraq teatro della rivolta sunnita che alimenta il Califfato. Inoltre è uno snodo importante perché si trova sulle strade che portano verso Giordania e Siria, e ospita un importante bacino idrico.

Guido Olimpio, Corriere.it 16/5

 

In marzo il premier iracheno Haider al Abadi, dopo essere riuscito a riconquistare Tikrit, aveva promesso di «liberare tutto l’Anbar» in primavera, per poi lanciare l’assalto a Mosul, roccaforte del Califfo. Ma quanto avvenuto fra giovedì notte e venerdì disegna uno scenario differente.

Maurizio Molinari, La Stampa 16/5

 

Anche se poi, con un’azione elitrasportata condotta nella notte di venerdì, le forze speciali americane hanno ucciso Abu Sayaf, dirigente dell’Isis che gestiva traffici di petrolio e gas nel nord est del paese.

Guido Olimpio, Corriere.it 16/5

 

L’operazione, ha fatto sapere la Casa Bianca, è stata condotta sulla base di un ordine impartito direttamente da Barack Obama, «nel quadro delle leggi internazionali e con il consenso di Baghdad».

Repubblica.it 16/5

 

D’altra parte, a rinvigorire l’offensiva dei jihadisti potrebbe essere stata la ricomparsa di Abubakr al Baghdadi: il leader fondamentalista si è rifatto vivo giovedì scorso con un messaggio radio dopo essere stato dato per morto, perché da tempo non faceva pubbliche apparizioni. Al Baghdadi ha lanciato un appello agli islamici di tutti i Paesi perché vadano a vivere nel Califfato: «Non ci sono scuse per un vero musulmano, per non venire a stabilirsi nello Stato Islamico e per non affiancare le sue battaglie».

Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 16/5

 

Maurizio Molinari: «È innegabile la fase di debolezza della leadership di Isis, con al Baghdadi ferito e impossibilitato a muoversi e il vice designato al Afri forse eliminato. A testimoniarlo l’annuncio del Consiglio della Shura sulla nomina a breve del «super-vice Califfo». Ciò dimostra che la forza di Isis non è dovuta ai leader ma alla catena di comando interna, disseminata di veterani di Saddam, a cominciare dal comandante Abu Ali al Anbari».

Maurizio Molinari, La Stampa 16/5

 

a cura di Luca D’Ammando

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