Rajoy schiera a Madrid una Lady di ferro per l'offensiva economico-elettorale
Roma. Nessuno in Europa ha gioito per il risultato delle elezioni inglesi come Mariano Rajoy. Il premier spagnolo, che domenica affronta il test importante delle elezioni locali e si prepara a fine anno a correre per un secondo mandato alle elezioni generali, vede in Spagna una situazione simile a quella dell’Inghilterra prima del voto: risultati economici eccellenti che apparentemente non riescono a tradursi in consenso elettorale, partiti emergenti che mangiano voti alle forze politiche tradizionali, i sondaggi che prevedono risultati incerti, maggioranze inesistenti, l’ombra di coalizioni sbilanciate. Poi in Inghilterra si è votato, un consenso nettissimo per i conservatori al governo ha spazzato via tutte le incertezze (e i sondaggisti con loro), e convinto Rajoy che l’effetto inglese ci sarà anche a Madrid. Domenica gli spagnoli votano per rinnovare i governi di tutti i municipi e di 13 delle 17 regioni. In 10 di queste ultime il Pp è in vantaggio spesso netto, ma da nessuna parte, dicono i sondaggi, otterrebbe la maggioranza da solo. Così il premier è tornato all’offensiva, dopo mesi in cui le riunioni del Partito popolare sembravano sessioni di training autogeno, e forte di una ricetta economica che funziona sempre di più (pil previsto per quest’anno al 2,9 per cento, potrebbe arrivare al 3,5 a fine anno), Rajoy suona la carica dell’austerità, della crescita, dei posti di lavoro in aumento.
Alle elezioni di domenica, il premier può schierare anche una Lady di ferro per far valere i suoi successi economici. Si chiama Esperanza Aguirre, ha 63 anni, è la candidata dei popolari a sindaco di Madrid, ed è a lei che i giornali spagnoli stanno dedicando le loro attenzioni. Aguirre ha una lunga storia in politica, nello spettro del moderato conservatorismo spagnolo è considerata un falco perché osa citare Margaret Thatcher e Winston Churchill come modelli, non ha paura di parlare di guerra al terrore in politica estera e di battaglie delle idee su temi come l’aborto. Le cronache spagnole spesso la definiscono in contrasto con Rajoy, dicono che vorrebbe il suo posto e sicuramente lei ci ha fatto un pensierino (anche qui si ripetono le dinamiche inglesi di rivalità e amicizia tra il premier Cameron e l’estroso sindaco di Londra Boris Johnson), ma alla fine è stato Rajoy a sceglierla come candidata sindaco, per dimostrare che le idee forti, anche in un panorama politico frammentato e confuso, spesso sono quelle vincenti. Una vittoria di Aguirre (è in vantaggio nei sondaggi, ma incalzata da vicino dalla formazione che fa capo a Podemos) avrebbe un significato grande in tutto il paese, e dimostrerebbe che contro i populismi non bisogna abbozzare, ma attaccare. Aguirre l’ha fatto questa settimana, quando ha detto, iperbolica, che “se vince Podemos sarà l’ultima volta che votiamo liberamente”, e durante i dibattiti televisivi tra i candidati sindaco di Madrid ha difeso senza esitazioni il suo partito dalle accuse di corruzione che lo hanno affossato nell’ultimo anno, ha promesso meno tasse e un governo più snello. Aguirre è così ingombrante che è diventata uno degli obiettivi polemici del leader di Podemos Pablo Iglesias: lui le dà della corrotta e lei risponde dandogli del machista e dell’illiberale, e dicendo che ai corrotti lei “ha tagliato la testa”.
[**Video_box_2**]Aguirre, ha scritto il Mundo, fa del conflitto il suo combustibile, è una lottatrice e una sopravvissuta (a mille vendette politiche, a un incidente in elicottero, a un cancro al seno, agli attentati di Mumbay nel 2008, quando era nell’albergo attaccato dai terroristi, e uscì scalza, calpestando un lago di sangue, ma viva). I suoi collaboratori dicono che non c’è problema che lei lasci irrisolto. E’ nobile di nascita, è stata senatrice, presidente del Senato spagnolo, presidente della regione di Madrid. Si è ritirata dalla politica nel 2012, per ragioni gravi di salute, poi è ritornata a marzo, e non smette di dire che il suo sogno è portare la Thatcher in Spagna. Forse è per questo che Rajoy l’ha scelta, l’effetto inglese alle elezioni spagnole deve passare anche da lei.