L'immigrazione secondo Cameron
Il Regno Unito deve diventare meno accogliente per gli immigrati illegali, ha detto ieri il premier conservatore David Cameron anticipando le misure sull’immigrazione che saranno dettagliate durante il “Queen’s Speech” del 27 maggio. Chi assume o dà una casa a un immigrato illegale sarà perseguito, le banche dovranno collaborare per identificare flussi di denaro o di persone residenti illegalmente in Inghilterra e i poteri della polizia saranno rafforzati. L’obiettivo, piuttosto ambizioso, è quello di bloccare le frontiere ma anche di far sì che “i cervelli più dotati” non vadano da un’altra parte. Per il momento le promesse di Cameron non sono state mantenute: i dati dell’Office for National Statistics rivelano che l’immigrazione netta è stata di 318 mila persone lo scorso anno (641 mila persone sono arrivate, 323 mila sono partite), il dato più alto dal 2005, un aumento di 109 mila persone rispetto al 2013.
Cameron aveva promesso che avrebbe portato questo numero sotto la soglia del 100 mila nei suoi primi cinque anni di governo, e anche se oggi se la prende con i riottosi ex compagni di governo, i liberaldemocratici, quel target non è stato affatto raggiunto. C’è un altro problema: gli immigrati provenienti dall’Ue sono passati da 67 a 268 mila, quelli non dall’Ue da 42 a 290 mila. Ma le misure rafforzate si applicano agli immigrati che non provengono dall’Ue e che si fermano illegalmente rispetto a quanto prevedono i loro visti: per quel che riguarda gli immigrati che provengono dall’Ue bisogna discuterne in fase di rinegoziazione dei poteri con Bruxelles. Cameron dice che si tratta di una questione dirimente, ma la partita europea è ancora tutta da giocare.
L'editoriale dell'elefantino