Happening antisemita nel cuore d'Europa
Piazza Dam, ad Amsterdam, è stata la culla di tutti i movimenti di contestazione che hanno scandito la nostra epoca. I ribelli che sfamavano i gatti randagi, quelli che si facevano fotografare nudi, quelli che chiedevano la decentralizzazione del potere, quelli che volevano la socializzazione degli alloggi e dei servizi, quelli che peroravano il ripristino di un “ambiente biologico sano” e quelli che volevano la “rivoluzione finale”. Da ieri, i turisti che arrivano a piazza Dam trovano immagini di bambini palestinesi smembrati e uccisi dai soldati israeliani. C’è anche la foto del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, un Satana con occhi rossi, denti da vampiro sul corpicino di un neonato palestinese. Nella fronte del premier israeliano c’è una Stella di Davide e la frase “Can’t get enough”. L’ambasciatore israeliano in Olanda, Haim Divon, accusa: “Questo è davvero spaventoso, scandaloso e ripugnante. Fa parte di una campagna denigratoria che provoca nausea e disgusto”. Divon ha ragione, ma quella che a piazza Dam è una trovata di ong e attivisti anti israeliani, con l’avallo delle autorità olandesi, è norma in tutta Europa.
Dall’infanticidio al doppiogiochismo, i vecchi stereotipi antisemiti sono oggi applicati a Israele e trovano spazio sui maggiore giornali, dal liberal Guardian al mainstream del Times di Londra, dal Monde al País. Israele è diventato agli occhi dell’opinione pubblica occidentale un’entità sadicamente colonialista, un persecutore cieco di bambini, un costruttore di muri di apartheid. Durante l’ultima guerra a Gaza, nell’estate di un anno fa, l’Independent, il quotidiano più di sinistra del Regno Unito, scrisse che Israele “è una comunità di assassini di bambini”. O come quando la baronessa Ashton, da responsabile della politica estera dell’Unione europea, paragonò, parlando dell’assassinio di tre bambini ebrei nel sud della Francia, i bimbi palestinesi vittime delle bombe israeliane a Gaza ai bambini ebrei uccisi a Tolosa. La mostra schifosa di piazza Dam è lo specchio delle nostre classi dirigenti intellettuali. E’ l’happening antisemita del nostro tempo.