Sinistra europea a spasso nel Golfo
Ieri il Telegraph ha pubblicato un’inchiesta che voleva essere incredibilmente scandalosa sulla vita dell’ex primo ministro inglese, Tony Blair, quando era impegnato nel suo incarico appena terminato di negoziatore in medio oriente. Blair aveva una scorta della polizia inglese, prendeva molti voli internazionali e dormiva in buoni alberghi. Insomma, faceva la vita del diplomatico di alto livello. L’articolo però insiste anche su un altro filone, gli ottimi rapporti di Blair con il mondo politico e del business nel Golfo arabo. Abu Dhabi, Qatar. Blair approfittava dei viaggi, scrive il Telegraph, per intrattenere rapporti con i potenti dei regni sunniti della penisola arabica.
Questa stessa fascinazione o troppa vicinanza con gli emiri è rimproverata anche al presidente francese François Hollande, spesso in visita in Arabia Saudita, dove sta tessendo una fitta trama di accordi militari ed economici (roba da 16 miliardi di euro, il doppio rispetto al 2014). E, come si spiega a pagina due, la troppa confidenza tra l’establishment di Parigi e il Qatar sta cominciando a creare qualche problemuccio in Francia. Ora, non è per fare i moralisti, il soldo e l’affare si vanno a cercare dove sono, in questo caso tra gli sceicchi. Ma questa disinvoltura tra la sinistra europea più rappresentativa (Blair ha fatto la storia del Labour, Hollande oggi è la Francia socialista) e i palazzi del Golfo comincia a diventare troppo poco sfumata, la linea di demarcazione si fa ogni mese più sottile. Verrebbe da raggiungerli, i nostri europei intraprendenti, toccarli sulla spalla e dire: ma quelli, sapete chi sono? E soprattutto: e voi, voi vi ricordate chi siete?