Carri armati vuoti, la solita Obamata
Il Pentagono manderà equipaggiamento militare pesante nei paesi baltici e dell’Europa dell’est. E’ la prima volta che l’America sposta carri armati e cannoni dentro gli stati membri della Nato che un tempo erano nella sfera d’influenza dell’Unione sovietica – anzi, i paesi baltici sono tre ex repubbliche dell’Urss. L’armata di tank immobili e vuoti servirà da deterrente per scoraggiare – dicono le fonti del Pentagono – l’atteggiamento aggressivo della Russia. Si tratta dell’essenza della politica estera obamiana: prima sottovaluta le minacce, poi sopravvaluta la propria capacità di fare da mediatore, poi deve fare il contrario di quel che ci si aspettava. Prima ritira le truppe dall’Iraq, poi sottovaluta lo Stato islamico, poi prova a mettere su una Coalizione di alleati arabi per sconfiggerlo, infine visto che la guerra va male deve rimandare le truppe in Iraq. Prima annulla il progetto di scudo missilistico nell’Europa dell’est (era un complesso di basi militari e radar che doveva coprire l’Europa sotto il suo ombrello protettivo), poi tenta una mediazione infruttuosa con la Russia, infine deve mandare i tank – per ora senza soldati – a rasserenare gli alleati Nato nervosissimi.
Si dirà: che show muscolare ha messo in piedi Obama a beneficio dei piccoli stati europei troppo vicini al confine russo. Chissà perché non mostra altrettanta determinazione nel quadrante mediorientale (qui si scrive quadrante mediorientale, con espressione legnosa da geopolitica, ma è chiaro di cosa stiamo parlando: dei nuovi barbari che avanzano con passamontagna, fucile kalashnikov e telecamera digitale, delle città bruciate e bombardate, dei profughi che fanno passare i neonati nei buchi dei reticolati mentre scappano). Perché Obama punta sul fatto che alla fine la guerra con Putin non si farà, con il russo ci si può ragionare. Mostrare troppo i muscoli fuori dalla Nato, vicino ai jihadisti, invece è più pericoloso. Quelli non stanno troppo a trattare. Nel dubbio, parcheggiamo carri armati in Lituania.