La Francia è impazzita o Parigi è piena di pazzi che si credono francesi?
Roma. Vorresti amarla, la Francia, le sue donne eleganti, i bambini educati, il burro anche nel caffè. Vorresti amarla perché ci sta provando, con quel suo governo politicamente fragile ma ideologicamente solido, a fare quello che un’idea di sinistra liberale impone: rilanciare il paese riformando.
Il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, implacabile, non perde occasione per punzecchiare i suoi compagni di partito statalisti – come non amarlo – sulle questioni più delicate, le liberalizzazioni, gli sgravi fiscali alle piccole imprese, il mercato del lavoro. Secondo i giornali francesi, si è fatto ispirare dalle settantasette pagine pubblicate martedì da Robert Badinter e Antoine Lyon-Caen, il piccolo saggio dal titolo meno accattivante che si può, “Le travail et la loi”, che dichiara guerra alla malattia della Francia, la disoccupazione.
Parlare di riforma del mercato del lavoro nel paese delle 35 ore, socialisti di oggi versus socialisti di fine Novecento, è roba forte, le piazze si riempiono in un attimo (e la piazza è un’altra di quelle cose per cui vorresti amarla, la Francia), parlare di flessibilità quando trovare un posto è difficile e la ripresa, asfittica, non crea lavoro rende Macron e il suo premier, il ben più arcigno Manuel Valls, dei rivoluzionari.
Robert Badinter è un colosso della società e della cultura francese, ottantenne, famoso per le sue campagna contro la pena di morte e la giustizia sociale: quando dice che, se non si cura la malattia della disoccupazione, arriverà qualcuno che la strumentalizzerà, ne farà risorsa di potere, sembra apocalittico, ma in realtà ribadisce un gran principio occidentale: la disperazione alimenta i totalitarismi, il benessere alimenta la stabilità democratica. Così Macron prende la palla al balzo e inaugura una stagione di revisione del Code du travail, tabù dei tabù, con quel suo fare da “rupture” che fa dire tutti: ma questo quanto è di destra?, perché è ancora così complicato ammettere che essere liberali è di sinistra.
Vorresti amarla, la Francia, altroché. Però come tutti gli amori impossibili, c’è sempre il dubbio che s’insinua, non è che si sbaglia a cullare così tante speranze?, non cambiano gli uomini, potrà cambiare la Francia? A Ventimiglia, e in generale su tutta la questione immigrazione, ferita che sanguina sulle nostre coste ma fa male in tutta Europa, la Francia torna a essere inamabile, la sua solidarietà sbandierata all’interno e la corrispondenza d’amorosi sensi con il nostro governo di sinistra sembrano bugie, frasi buone per un bilaterale, nel regno del menefreghismo.
[**Video_box_2**]C’è poi quel tic dirigista, da pedagogia di stato, che salta su ogni momento, e la Nutella no, e guidare con gli auricolari no, e poi che altro, i libri di scuola che annichiliscono le differenze di gender, come se fosse possibile sfogare l’urgenza di tolleranza in un sussidiario, quasi a imporre una nuova libertà a discapito di quella conquistata finora. Tra dittature salutiste e manie multikulti, s’affaccia il proibizionismo compassionevole, il pacchetto delle sigarette generico, in cui ci sono solo messaggi terrificanti e poco altro, i produttori di tabacco dell’Indonesia protestano, per dire, scrivono all’ambasciatore francese a Giacarta dicendo che questo tentativo di annullare tutto, i produttori e le provenienze, per omologare i disastri, sta diventando contagioso e finirà per essere un modo di essere invero poco tollerante (minacciano un’azione di rappresaglia verso il paese transalpino nel caso in cui si arrivi alla rimozione del pacchetto tradizionale per i prodotti da tabacco e sostengono che l’Indonesia, in qualità di membro del Wto al pari della Francia, proporrà un analogo provvedimento per i prodotti vinicoli francesi. Tutto ciò peraltro avveniva nel pieno Vinexpo, una delle più importanti esposizioni mondiali sul tema, andato in scena a Bordeaux dal 14 al 18 giugno). Insomma il tic torna insistente, e resti lì così, imbambolato: ma come?, volevo amarla, io, la Francia. Ma quale delle due?
Cose dai nostri schermi