La Francia deve darci un taglio
La Corte dei conti francese ha presentato oggi il suo rapporto annuale sulla situazione e le prospettive delle finanze pubbliche. E se è vero che rispetto allo scorso anno il verdetto è meno severo, grazie agli impegni per snellire l'ipertrofica macchina statale presi dal presidente Hollande su impulso del duo Valls-Macron, la preoccupazione resta comunque elevata. Lo scenario trasmesso dall'esecutivo socialista alla Commissione europea, secondo cui il deficit pubblico francese scenderà al 3,3 per cento del pil nel 2016 e al 2,7 nel 2017, appare tutt'altro che realizzabile per i saggi della Rue Chambon. "Questo programma di stabilità presuppone l'attuazione di un programma di tagli di circa 14,5 miliardi di euro all'anno che sono ancora poco documentati, mentre sono state annunciate nuove spese", scrive allarmata la Corte. Al capitolo IV del rapporto, i saggi hanno manifestato le loro forti inquietudini per gli ultimi annunci di Hollande e Valls, riguardanti nuove spese che renderebbero "difficili da raggiungere" gli obiettivi di bilancio.
La Corte fa riferimento all'annuncio di Hollande di estendere il servizio civile a centomila giovani entro il 2017, per un costo che si aggirerebbe attorno ai 600.000 euro, così come all'estensione del "prime d'activité" agli studenti e agli apprendisti, un sovraccosto non indifferente e non previsto. A questo si aggiungono la promessa del premier Valls di dirottare un miliardo di euro ai "quartieri sensibili" nel quadro del suo piano per le banlieue per i prossimi due anni, e il debito di un miliardo di euro per gli aiuti agricoli che la Francia dovrà saldare all'Unione europea. Tenuto conto anche dell'aumento del budget della Difesa nel triennio 2016-2019, i saggi sono infine preoccupati per il recente annuncio del ministro del lavoro Rebsamen, deciso a finanziare altri centomila impieghi statali sborsando 700 milioni di euro supplementari. "I conti francesi", scrive la Corte dei conti, "sono più squilibrati rispetto alla media dell'Unione Europea", e la Francia è "l'unico paese ad aver aumentato la sua spesa pubblica in termini reali dal 2010 al 2014". Piano con l'entusiasmo per gli ultimi dati positivi sulla crescita, insomma. La spesa pubblica monstre al 57,4 per cento è sempre lì. Per mantenere una traiettoria positiva, avverte la Corte dei conti, bisogna fare molto di più, prendere la cesoia e iniziare a tagliare veramente come hanno fatto gli altri grandi paesi europei.
L'editoriale dell'elefantino