Nemmeno il NyTimes crede più nel deal iraniano
Roma. Alan Kuperman è professore dell’Università di Austin e coordinatore del Progetto per la prevenzione della proliferazione nucleare, e questa settimana ha scritto un lungo op-ed per spiegare che sul deal atomico con l’Iran il presidente americano Barack Obama sta sbagliando tutto. Per Kuperman, l’accordo non allungherà il cosiddetto “breakout time”, il tempo necessario a Teheran per ottenere la Bomba, lascerà il potenziale nucleare iraniano intatto e darà infiniti vantaggi alla Repubblica islamica senza alcuna contropartita per l’occidente. Il commento è durissimo, e condanna in blocco l’iniziativa di politica estera per la quale Obama ha sacrificato gran parte della strategia americana in medio oriente.
E’ uno di quei pezzi che si potrebbero immaginare sui giornali dell’opposizione, e invece a pubblicarlo lunedì è stato il quotidiano dell’establishment della sinistra americana, il New York Times, che ieri ha rincarato con un articolo che racconta che la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, sta smontando i preaccordi alla base del deal, e che ormai è difficile pensare che si tratti di tattiche interne al regime: gli iraniani sono molto vicini a rimangiarsi la parola. Così oltre agli alleati storici, da Israele ai paesi del Golfo, e al Congresso a maggioranza repubblicana infuocato dalle parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, al team degli scettici sul deal si aggiunge il New York Times, da sempre più aperturista dei suoi nuovi compagni di strada, e il nervosismo dell’Amministrazione si è visto all’inizio di giugno, quando Marie Harf, portavoce del dipartimento di stato, ha bisticciato su Twitter con un giornalista del Nyt sui dettagli controversi dell’accordo.
I conservatori inglesi