Boko Haram spiegato a Michele Serra
L’unica cosa su cui si può essere d’accordo con Michele Serra, che venerdì su Repubblica ha parlato dell’“avventura allo stesso tempo terrificante e ridicola” di Maria Giulia Sergio, la ragazza di Inzago convertita alla fede del califfo che ha trascinato nell’estremismo islamico papà mamma e sorella, è certamente la goffaggine che traspare nelle chat di famiglia, in cui, tra la pianificazione di uno sgozzamento e di un attentato, il papà chiede ostinato alla figlia se una volta sotto al Califfato potrà usare l’automobile per fare le commissioni. Ma degradare, come fa Serra, una vicenda tragica di caduta nell’abisso del terrorismo a una semplice questione di “supporto psichiatrico”, affermare che le “infatuazioni di fede” non c’entrano niente e negare ancora una volta i rapporti evidenti di causalità, come se il terrorismo islamico fosse un’evenienza sorprendente, un errore di percorso, e non fosse scritto nel codice identitario di una parte minoritaria ma purtroppo consistente e fortissima dei fedeli islamici, è un errore enorme quanto prevedibile.
E se non fosse bastata l’ondata di violenza islamista della scorsa settimana, con il jihad che ha operato tre attacchi in tre continenti (in Francia, Tunisia e Kuwait), la favola consolatoria del terrorismo islamico come incidente di percorso dovrebbe essere raccontata ai musulmani moderati della Nigeria, che tra martedì e mercoledì sono stati sgozzati in massa – 150 le vittime – dai terroristi di Boko Haram mentre pregavano in moschea, con l’unica colpa di non essere abbastanza estremisti e dunque di non voler giurare fedeltà al Califfato. E’ successo in tre villaggi nello stato nordorientale di Borno, territorio che Boko Haram domina come se fosse suo, e che il nuovo presidente nigeriano, l’ex generale Buhari, aveva promesso di riconquistare in breve tempo. L’esercito ha fatto dei progressi, ma Boko Haram è forte, ha giurato fedeltà al califfo e impone il suo potere su tutti i musulmani della regione. I miliziani, dopo aver ucciso gli uomini in preghiera e aver dato fuoco alle moschee, si sono sparsi nei villaggi uccidendo le donne e i bambini rifugiati nelle case. Questo non è un incidente nel percorso altrimenti pacifico della religione islamica, è un tentativo (di successo) di rendere maggioritaria una visione politica e totalitaria della religione islamica.