Jeb Bush partecipa a una parata commemorativa dell'Independence day nel New Hampshire (foto LaPresse)

Lavorare arricchisce

Redazione
La campagna elettorale è lunga, il vuoto estivo di notizie può uccidere, e così nella famelica ricerca del tormentone che può seppellire il candidato, la formula “longer hours” pronunciata da Jeb Bush è apparsa come un ritornello accettabile con cui martellare lui e il prossimo.

La campagna elettorale è lunga, il vuoto estivo di notizie può uccidere, e così nella famelica ricerca del tormentone che può seppellire il candidato, la formula “longer hours” pronunciata da Jeb Bush è apparsa come un ritornello accettabile con cui martellare lui e il prossimo. La frase è questa: “Il mio obiettivo per il paese, e credo che possiamo raggiungerlo, è una crescita al 4 per cento. Il che significa che dobbiamo essere molto più produttivi, la partecipazione alla forza lavoro deve sollevarsi dal suo minimo storico, significa che la gente deve lavorare per più ore e la loro produttività porterà più entrate alle famiglie”. Lavorare più a lungo, “longer hours”, è sembrata un’espressione insensibile e offensiva, forse perfino totalitaria, un insulto ai lavoratori che si spaccano la schiena in fabbrica per portare il pane a tavola. Il team di Jeb è passato subito alla gestione dell’emergenza e l’ha buttata sul malinteso, sull’espressione infelice, sul “vi posso spiegare tutto”. Ma non c’era nulla da spiegare. Letta senza malizia, la frase del candidato non fa una piega, almeno per chi non coltiva animosità ideologiche verso il mercato.La capacità di produrre ricchezza di un paese dipende in larga misura dal rapporto fra numero di lavoratori, quantità di ore lavorate e produttività all’ora.

 

Per arrivare alla crescita del 4 per cento che Bush persegue, inevitabilmente almeno uno dei tre fattori dovrà crescere. Con la solita abbondanza di dati, il sito FiveThirtyEight spiega che l’economia americana è in flessione su tutti e tre i fronti, lavoratori, tempo e produttività, risultato di una serie di motivazioni congiunturali e strutturali, dal pensionamento dei baby boomer alla crisi che ha assottigliato la lunghezza della settimana lavorativa per milioni di americani. Il massiccio ricorso alla formula del part time, incentivato anche da una perversa clausola dell’Obamacare, non ha aiutato il recupero della produttività. Il dato è ritornato poi sopra le 34 ore di media settimanali, ma c’è ancora spazio di manovra per crescere, ovvero per lavorare “longer hours”, come dice Jeb a un pubblico ipersensibile, pronto a scatenare un piccolo polverone estivo a suon di lotta alle diseguaglianze e retorica da 1 per cento per contrastare un’ovvietà economica per il quale il candidato non immaginava nemmeno di doversi giustificare. Più americani possono lavorare più ore e in modo più produttivo, e questo è il segreto della crescita economica. Non ci vuole una riflessione sulle sporgenze metafisiche del capitale per afferrare il concetto. Ma ci vuole un pregiudizio grande così per rovesciarlo a proprio favore e fare di Jeb un prepotente schiavista insensibile ai sacrifici degli americani.

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