Obama esulta per il deal iraniano. Per Israele è "un errore storico"
L'Iran e le principali potenze internazionali (il gruppo dei "5+1" composto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Germania) hanno raggiunto un accordo sul nucleare che prevede la fine delle sanzioni imposte a Teheran. "Tutto il lavoro svolto ha ripagato e abbiamo raggiunto un accordo. Dio benedica il nostro popolo", ha detto a Reuters un diplomatico iraniano, membro della delegazione che partecipa ai lavori a Vienna. L’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Federica Mogherini, ha definito l'intesa "un segno di speranza per il mondo intero", mentre Israele l'ha definita "una resa storica". "Con la soluzione di questa crisi emergono nuovi orizzonti e sfide condivise", ha commentato il presidente dell'Iran, il 77enne Hassan Rohani. In Israele, l'accordo è stato accolto con parole pesanti: "E' un brutto errore di proporzioni storiche", ha detto il premier Benjamin Netanyahu che ha definito l'accordo di Vienna un "jackpot di centinaia di miliardi di dollari" con cui Teheran potrà portare avanti ugualmente il proprio programma nucleare con fini bellici. Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Hotovely, ha avvertito che Israele farà di tutto per fare pressione affinché l'intesa non sia ratificata.
Il Congresso degli Stati Uniti ha ora 60 giorni per dare il via libera all'accordo e il presidente Barack Obama ha già detto che porrà il veto a ogni iniziativa del Congresso volta a bloccare la ratifica del deal. Il raggiungimento dell'accordo con Teheran è l’obiettivo per cui Obama ha basato buona parte della propria politica estera in medio oriente. Il risultato è stato contestato dai repubblicani ma anche da una parte dei democratici, secondo cui la rimozione delle sanzioni permetterà all’Iran di rafforzarsi militarmente nella regione ai danni delle potenze sunnite alleate di Washington (Arabia Saudita su tutti) e sosterrà gli sciiti in guerra in Siria (gli alawuiti di Bashar el Assad) e in Yemen (gli Houthi). Obama ha però ribadito la necessità dell'accordo a tutti i costi, arrivando a sfidare anche Israele. "Non avere l'accordo significa più guerre. Non si tratta di un accordo basato sulla fiducia", ha commentato il presidente americano, "bensì sulla verifica".
L'accordo raggiunto dovrebbe essere messo in pratica entro la prima metà del 2016. Il conservatore iraniano Alireza Zakani ha detto che il rispetto dell'accordo con il "5+1" sarà posto al vaglio del Consiglio nazionale della sicurezza iraniana. "Se il Consiglio giudicherà che l'intesa va contro gli interessi nazionali l’accordo non sarà ratificato", ha detto. Alla presentazione alla stampa dell'esito positivo dell'accordo, Mogherini, che ha coordinato i negoziati a Vienna, ha detto che si tratta di una decisione che può aprire un nuovo capitolo nella storia delle relazioni internazionali, e mostra che “la diplomazia, la coordinazione e la cooperazione possono superare decenni di incomprensioni e tensioni".
[**Video_box_2**]Secondo l'agenzia di stampa iraniana Irna, con il nuovo accordo i fondi iraniani congelati all’estero, che ammontano a miliardi di dollari, saranno ora resi accessibili e le sanzioni imposte alla Banca centrale e a quelle private saranno interrotte. L'accordo non impedirà all'Iran di andare avanti in ricerca e sviluppo sulle centrifughe "chiave", indicate dalle sigle IR6, IR-5, IR4, IR 8 e Teheran potrà condurre attività di ricerca e sviluppo sulle centrifughe avanzate nel corso dei primi 10 anni di validità dell'accordo con le potenze mondiali, ma "in una maniera che non prevede l'accumulo di uranio arricchito. Secondo i diplomatici occidentali, l'intesa prevede anche un sistema di "snapback", secondo cui, in caso di violazione dell'accordo, le sanzioni sarebbero reintrodotte nel giro di 65 giorni. Sempre in base all'accordo, l'embargo sulla vendita di armi all’Iran durerà altri 5 anni, mentre quello che vieta l'importazione di sistemi missilistici durerà per altri 8 anni. Entro il 2015, inoltre, l'Agenzia atomica internazionale dovrà stilare una roadmap con Teheran per stabilire le visite degli ispettori agli impianti nucleari, uno degli aspetti più critici dei negoziati e su cui l'Iran ha mostrato maggiori resistenze.