Sapere stare dalla parte giusta
Mercoledì il premier Renzi parla alla Knesset, il Parlamento israeliano. Non è D’Alema né Prodi. Per Renzi, l’amicizia con Israele è autentica, non un esercizio verbale. Questo lo accomuna ad altri due politici fiorentini: Giorgio La Pira e Giovanni Spadolini. Ecco allora cosa Renzi dovrebbe dire alla Knesset. Deve dire che Israele è destinato a restare per sempre sulla mappa geografica come stato ebraico. Deve dire che le democrazie fermeranno la marea antisemita coi suoi rigurgiti europei. Deve dire che l’Italia non accetta i diktat odiosi del boicottaggio. Deve dire che la soluzione “due stati per due popoli” non deve essere una formula per il suicidio di Israele. Deve dire che all’Onu l’Italia farà la sua parte quando si presenteranno risoluzioni da Terzo Mondo contro gli israeliani e il loro diritto di difendersi, anche se questo volesse dire rompere un retorico fronte europeo. Deve dire che l’Italia ha sostenuto l’accordo nucleare con l’Iran, ma che non equivale a consegnare la bomba atomica agli ayatollah. E che qualora Teheran facesse la volata in avanti e Israele si sentisse minacciato nel suo diritto a esistere e decidesse di agire da solo, l’Italia allora saprebbe da che parte stare. E’ questo che dovrebbe dire Renzi.
Il premier italiano alla Knesset vedrà, alzando lo sguardo, che Israele non è un paese come gli altri. Che persino il suo parlamento è diverso. Che alla Knesset, a differenza di Montecitorio, il pubblico è separato dai ministri e dai parlamentari da un pesante vetro antiproiettili. Che anche lì dentro nessuno è davvero al sicuro. Allora Renzi capirà cos’è Israele. E saprà quel che deve dire.
Dalle piazze ai palazzi