Il funerale della libertà religiosa
L’avamposto occidentale della battaglia per la libertà religiosa è un tribunale della contea di Rowan, nel Kentucky, dove un’inserviente di nome Kim Davis ieri mattina si è rifiutata di emettere certificati di matrimonio a due coppie gay.
Lunedì sera la Corte suprema ha respinto il ricorso di Davis, che non voleva violare i precetti della sua fede cristiana emettendo una sanzione legale al matrimonio omosessuale, e quando April Miller e Karen Roberts si sono presentate nel suo ufficio accompagnate da una pattuglia di giornalisti e attivisti di ambo le parti, Davis si è rifiutata nuovamente di fare ciò che la legge le impone. “Con quale autorità?”, le hanno chiesto. “Sotto l’autorità di Dio”, ha risposto lei, chiarendo che non avrebbe ceduto.
[**Video_box_2**]I postulanti hanno convocato lo sceriffo, chiedendo di arrestare l’inserviente, ma questi ha detto che “una corte federale deciderà come procedere” e contestualmente il tribunale ha emesso per Davis l’ordine di presentarsi in aula domani per rispondere del reato contestato. In una nota diffusa dal suo avvocato, l’inserviente ha detto: “Non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato un giorno in cui sarei stata costretta a violare un insegnamento fondamentale di Gesù”. Quello del Kentucky è un caso di scuola sulla contraddizione fra libertà religiosa e discriminazione nata nell’aula della Corte suprema a proposito dei matrimoni gay. Uno dei partner che richiede il certificato di matrimonio ha offerto la sintesi perfetta del clima: “La rispetto perché si batte per quello in cui crede, lo so che è difficile, perché è quello che stiamo facendo anche noi”. Semplicemente Davis deve ammettere che la sua battaglia è persa, e mettere un timbro contro la sua coscienza.