Tutta colpa della Merkel. Sempre
E’ tutta colpa della Merkel. Sempre. Italia e Grecia lasciate sole sull’immigrazione? “Colpa di Angela Merkel”, titolano giornali italiani e ungheresi vari. La Germania apre le porte ai profughi siriani? “Danke frau Merkel”, polemizza il primo settembre la ministra austriaca dell'Interno, Johanna Mikl-Leitner, in simbiosi con il vicepremier nazionalista ungherese Janos Lazar. Pare sia dunque per causa della Merkel se le stazioni di Vienna e Budapest sono nel caos. E ci siamo forse dimenticati di Syriza? L’inverno scorso i greci innalzavano poster con la Merkel con i baffi di Hitler, e l’establishment intellettual-giornalistico di mezza Europa (Italia inclusa) a dargli manforte e a offrire passerelle per il ministro-rock greco australiano Yanis Varoufakis, mente creativa di svariati piani con i soldi altrui. Salvo sostituire quei cartelli con un “Grazie Merkel” sentenziato di fatto dal governo Tsipras, che così ha lasciato a spasso le italiane brigate Kalimera e gli intellò anticapitalisti à la Varoufakis e à la Piketty.
In Italia c'è ancora chi a destra, specie dello stesso schieramento merkeliano, e a sinistra, chiede di andare “a battere i pugni sul tavolo a Berlino”, slogan auto-assolutorio che funziona in qualche talk show. Mentre a nessuno viene in mente di chiedere il conto, almeno sui migranti, al geniale sponsor della guerra per le primavere arabe (dalla quale la Merkel si tenne alla larga), ovvero Barack Obama. “Grazie signora Thatcher”, era il titolo di un film de sinistra degli anni Novanta. La Merkel sembra subire la stessa sorte. Eppure alla battuta attribuita a Henry Kissinger, “Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?”; beh, ora qualcuno all’altro capo del telefono c’è, è una donna, e si chiama Angela Merkel.