La Cina non è ambientalista
Difficilmente il presidente cinese Xi Jinping avrà preso a cuore gli appelli di Papa Francesco contro il cambiamento climatico, ma l’annuncio secondo cui la Cina sta per iniziare un gigantesco programma di cap-and-trade per limitare le emissioni inquinanti ha toccato in occidente le stesse corde, anche tenendo conto del fatto che entrambi, Xi e Francesco, si trovano a New York ospiti dell’ambientalista in chief Barack Obama. E’ stata proprio la Casa Bianca a dare per prima l’annuncio dell’iniziativa cinese, subito ripresa dal New York Times: entro il 2017 la Cina imporrà un tetto alle emissioni inquinanti che ciascuna compagnia può produrre, e aprirà un mercato in cui le quote di emissioni potranno essere scambiate. Un classico meccanismo cap-and-trade, già sperimentato, con risultati non esattamente entusiasmanti, in molte parti del mondo, tra cui l’Unione europea.
Barack Obama presenterà l’iniziativa cinese come un successo diplomatico storico, lo ha già fatto lo scorso novembre quando Xi fece i primi annunci in salsa ambientalista alla presenza del presidente americano, ma la solfa cambierà in Cina, dove l’inquinamento è un argomento estremamente delicato, e il governo potrà annunciare di aver fatto meglio dell’America per contenere le emissioni: da anni Obama cerca di applicare le stesse misure in patria, bloccato dall’opposizione repubblicana e dagli imprenditori giustamente preoccupati per la penalizzazione del business a fronte di risultati modesti. Per Xi invece sarà un grande bagno di propaganda. E la messa in pratica del cap-and-trade in Cina, che secondo gli esperti sarà quasi impossibile, per ora è un dettaglio del tutto trascurabile.