Calma, in Catalogna c'è poco da festeggiare
Il presidente uscente della Catalogna, Artur Mas, festeggia con clamore una vittoria che in realtà non ha affatto conseguito. Il listone indipendentista costituito da Convergència e da Esquerra repubblicana ha perso 9 seggi rispetto alle analoghe elezioni regionali del 2012. Per governare avrebbe bisogno dell’appoggio dei separatisti antieuropei di Cup, che però non intendono confermargli il ruolo di presidente e lo accusano apertamente di corruzione. Anche l’insieme delle liste separatiste ha perso un seggio e non ha ottenuto la maggioranza dei voti. Come referendum per l’indipendenza la votazione ha detto che la maggioranza dei catalani non la approva, come conferma della leadership di Mas è stato un mezzo fallimento. Perché allora Mas insiste a proclamare il successo di un progetto di indipendenza da realizzare con la comprensione della Spagna e dell’Europa, che non esiste, e attraverso una coesione tra i catalani, che non sono mai stati così divisi? Il suo scopo è di avviare una trattativa con lo stato spagnolo da posizioni di forza, che in realtà non ha. L’unico elemento che può favorirlo è l’incertezza sull’esito delle votazioni politiche nazionali di dicembre, che a causa dell’emergere di forze concorrenti al centro e a sinistra sembrano destinate a creare una situazione di difficile governabilità.
Però per cominciare non è affatto garantita nemmeno la governabilità della Catalogna, che se resta in una situazione di stallo e di tensione istituzionale prolungata rischia anche di subire rilevanti danni economici. Il mito di una Catalogna ricca ridotta alla miseria dalle angherie del governo di Madrid, col quale Mas ha occultato una politica di spese insensate e di sprechi per dare una specie di rappresentanza internazionale alla Catalogna, adesso presenta il conto.
[**Video_box_2**]Il deficit catalano è tra i più alti, i bond emessi dalla Generalità sono stati declassati dalle agenzie internazionali al livello della spazzatura, il processo indipendentista resta illegale e non può essere avviato senza incorrere nelle censure della Corte costituzionale che annullerà tutte le scelte che ledono il principio dell’indivisibilità dello stato. Sulla difesa della legalità i due maggiori partiti spagnoli, popolari e socialisti, mantengono una posizione comune di fermezza, persino nella fase di conflitto elettorale. Mas festeggia la sua vittoria di Pirro, ma la festa è destinata a durare poco. Il danno inferto soprattutto alla Catalogna ma anche all’intera Spagna, invece, durerà a lungo. Il populismo indipendentista, usato per nascondere le pecche di un governo locale spendaccione e sprecone, non ha le gambe per camminare. I catalani cominciano a rendersene conto ma i ceti dirigenti catalanisti non molleranno l’osso e questo determina prospettive assai fosche per tutti.