Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon parla all'Assemblea generale (foto LaPresse)

La paralisi di Ban Ki-moon

Redazione
Sulla Siria e su tutto il resto, il segretario certifica l’inefficacia dell’Onu

"Quattro anni di paralisi”, quattro anni in cui l’Onu è rimasto a guardare. La denuncia del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, pronunciata lunedì davanti alla settantesima Assemblea generale, non è arrivata inattesa e ha il sapore di un’autoaccusa. Parlava della guerra in Siria, Ban Ki-moon, e diceva che la “paralisi diplomatica” ha fatto sì che “la crisi siriana sia andata fuori controllo”. Nel suo discorso ha anche nominato i colpevoli della paralisi, Russia, America, Arabia Saudita, Iran e Turchia, ma quella del segretario generale è un’ammissione di impotenza che va ben oltre la crisi mediorientale, e che ci parla di una società delle nazioni che è un guscio vuoto, preda dei veti incrociati, immobile non solo sulla Siria, ma su ogni dossier che conta, e al contrario vivacemente attiva quando si tratta di consegnare all’Arabia Saudita la poltrona di una commissione sui diritti umani. Per anni Ban Ki-moon è stato il triste notabile di questa inefficacia cronica, e oggi non dovrebbe stupirsi se, come ha scritto Giulio Meotti in un’inchiesta sull’Onu pubblicata il 19 settembre sul Foglio, l’Onu è diventato strumento di tiranni ed estremisti, in cui il doppio standard nei confronti di Israele assume caratteri persecutori e la cui funzione principale, ormai, è quella di essere una cattedrale di burocrazia, spese folli e corruzione. 

 

E lunedì la sfilata dei leader mondiali dietro al leggio di marmo del Palazzo di vetro si è trasformata in effetti in uno show che fa presagire con ottimi argomenti la continuazione della paralisi (auto)denunciata da Ban Ki-moon. Sulla questione siriana il presidente americano Barack Obama e il suo omologo russo Vladimir Putin si sono affrontati con accuse reciproche e strategie discordanti, ed è stato chiaro a tutti che il Palazzo di vetro resterà terra di proclami vuoti, e che ogni avanzamento, diplomatico o militare che sia, sarà fatto lontano dagli occhi di Ban Ki-moon. Il quale centra il punto con la sua denuncia: l’Onu è inefficace, e la colpa principale è delle potenze che disertano o distorgono le sue funzioni. Ma Ban, burocrate e “uomo invisibile dell’Onu”, che ha tentato senza mai riuscire, sa che i suoi deboli strali ancora una volta non saranno ascoltati.