Venerdì della rabbia
Roma. Laura Boldrini non ci ha ripensato e ha deciso di rilanciare, nonostante il Foglio abbia tentato di ricordarle il pensiero estremista del grande imam dell’Università di al Azhar, Ahmed al Tayyeb, invitato a tenere una lectio magistralis il prossimo 21 ottobre a Montecitorio. In un comunicato del suo portavoce, venerdì il presidente della Camera ha difeso al Tayyeb come “figura di rilievo nell’indispensabile azione di contrasto al dilagare del terrorismo e alla strumentalizzazione estremista della fede”, e come colui che ha proposto “una visione delle relazioni internazionali fondata sulla pace, sulla tolleranza e sul reciproco rispetto tra diverse dottrine, identità e culture, in oriente come in occidente”. Negli ultimi giorni il dibattito sulla lectio magistralis di al Tayyeb, che avrà come titolo “Islam, religione di pace”, si è fatto intenso dopo che il Foglio ha messo in fila le esternazioni dell’imam, che auspica la distruzione di Israele, giustifica gli attacchi suicidi dei terroristi palestinesi e rifiuta il dialogo con il cristianesimo. Al dibattito si sono unite figure di spicco come l’ex ambasciatore israeliano Avi Pazner, che ha definito “un errore fatale invitare a una conferenza sulla pace un integralista che non riconosce il diritto all’esistenza di Israele”. Ma mentre Boldrini difendeva al Tayyeb come portabandiera della moderazione, uscivano sui media le anticipazioni del sermone pronunciato venerdì alla preghiera del venerdì dal grande imam che, nel pieno dell’“Intifada dei coltelli” – in cui decine di israeliani sono stati uccisi o feriti da terroristi palestinesi – ha pensato bene di esplicitare la sua “visione fondata sulla tolleranza” esortando il mondo arabo a musulmano a riunirsi “contro il comune nemico sionista”, per punire “la sua aggressione alla moschea di al Aqsa”.
Venerdì le parole di al Tayyeb non hanno fatto che peggiorare il clima, reso ancora più violento dall’annuncio da parte di Hamas e del Jihad islamico di un “venerdì della rabbia in difesa – appunto – della moschea di al Aqsa” (a questo si aggiunga il fatto che venerdì secondo il calendario islamico è stato il primo venerdì dell’anno). I due gruppi hanno invitato i palestinesi a scontrarsi con le forze di sicurezza israeliane, e le violenze sono iniziate presto in giornata. In Cisgiordania dei palestinesi hanno appiccato il fuoco alla tomba di Giuseppe a Nablus, luogo venerato da ebrei, cristiani e musulmani, e a Kiryat Arba, vicino a Hebron, un soldato israeliano è stato ferito con un coltello da un palestinese che indossava la pettorina gialla della stampa, e che subito è stato ucciso dall’esercito. Ci sono stati scontri violenti a Betlemme, Ramallah, Tulkarm e Nablus, e lo stesso è avvenuto al confine con la Striscia di Gaza dove, incitati dal leader di Hamas Ismail Haniyeh, che ha detto ai suoi di “continuare l’Intifada”, centinaia di palestinesi si sono scontrati con l’esercito israeliano, mentre a Gerusalemme est è stata fatta brillare una bomba artigianale.
Tutto è avvenuto con la benedizione implicita dell’imam al Tayyeb, che secondo il comunicato di Boldrini è invitato e acclamato dalle istituzioni di tutto il mondo. Forse soltanto perché il linguaggio dell’odio contro Israele è universale, e può arrivare perfino nell’Aula del nostro Parlamento.